Lunedì 7 gennaio alle 19.30 a Palmanova ci sarà una nuova assemblea di Cambiare si può. Il clima è ben diverso da quello di meno di un mese fa. In mezzo ci sono stati l’assemblea nazionale del 22 dicembre, l'”investitura” di Ingroia, la cancellazione mediatica del “movimento”, le votazioni online del 30 e 31 dicembre, poi praticamente più niente.
“Cambiare si può” era nato nella speranza di costruire una politica “dal basso”, un movimento rappresentativo di mille istanze ancora capaci di suscitare entusiasmo e passione: dai no tav ai no dal molin, dai gruppi per la pace a quelli contro la mafia, in un arcipelago di presenza capace di spaziare dalla sinistra sociale a quella cattolica fino al neo-comunismo.
La scelta di accogliere – sia pure sotto copertura dei simboli – persone e organizzazione del partito della Rifondazione Comunista, ha senz’altro scompigliato le carte; soprattutto l’incapacità (o impossibilità) di trovare una dritta con le diverse componenti partitiche della nascente “Rivoluzione civile” di Ingroia, ha portato al “voto informatico” di fine anno. La sottoscrizione in massa dell’appello originario nei giorni tra il 23 e il 27 dicembre ha stravolto i numeri e l’esito è stato uno scontato “sì” ad andare avanti sulla strada della partecipazione alle “politiche”.
Meno scontati gli esiti: la stragrande maggioranza dei primi firmatari dell’appello ha rimesso il mandato (63 su 70), come gran parte del 30% dei votanti “no” ha già definito “concluso” l’esperimento; il sito ufficiale fino alle votazioni aggiornatissimo ora pesantemente tace. Restano in gran parte i sottoscrittori provenienti da Rifondazione Comunista, insieme a pochi altri che ritengono necessario un passaggio assembleare prima di dichiarare defunto un movimento che è nato assembleare.
L’incontro di domani porterà a poche possibili soluzioni: 1. la fine ufficiale di Cambiare si può anche in Friuli Venezia Giulia e la partecipazione di chi vuole alle politiche nei partiti tradizionali a sostegno di Ingroia. 2. Cambiare si può continua con chi ci sta, ma talmente diverso da prima da suscitare l’impressione di una stampella targata società civile al corpo in crisi del partito della Rifondazione. 3. Si salta il turno e si vede se l’esperimento può riuscire in vista delle elezioni regionali.
Insomma, niente di nuovo sul fronte della sinistra italiana…
Tanto per cambiare, invece gli altri si sono ben organizzati per tempo per immettere il cetriolo dove deve andare
Ma basta ! Non siamo più negli anni '70 discutere va bene ma poi bisogna anche decidere qualcosa. Oppure tutti sono primi della classe e guai se qualcuno si presenta non da solo, eliminiamo Rifondazione, l'IDV, il PDCI, i NO-TAV ecchìcazzo resta? I cartelli elettorali si fanno condividendo programmi e non ponendo pregiudiziali sui soggetti. Certo qualche personaggio trito e ritrito deve togliersi dalle palle ma non facciamo di tutta l'erba un fascio. Gli stessi che se ne vanno perchè entra questo e quello sono gli stessi che citano come esempio le democrazie occidentali come se non fossero il frutto di compromessi. Finiamola con l'assemblearismo sterile!
Ciò muli, ma se tutti incazzai? Comincia sai ben il 2013!
Effettivamente sarebbe da riconquistare un po' di calma, altrimenti i lettori, faticosamente catturati dal blog, si rivolgeranno alle Paoline per avere un po' di pace. Ma già che ci siamo mi piacerebbe sapere chi sono i "personaggi triti e ritriti che devono togliersi dalle palle", giusto così, per orientarsi meglio nel voto. Pace i bene a tutti! Frate Mariano
Triti e ritriti: segretari di partito, ex parlamentari consiglieri vari, ecc. che cercano continuamente di riciclarsi. Per nomi e cognomi bisognerà aspettare la depenalizzazione del reato di diffamazione. Perchè sicuramente tutti direbbero che loro hanno la legittimazione popolare, mentre molte volte sono in quei posti solo per per il voto dettato da disciplina di partito. Per le politiche vada come vada (non c'è tempo) ma, per le regionali consiglio caldamente di fare le primarie! Mandi, zdravo, ciao ! L'oracolo di "la Buse dai Veris"