Come disse il suo capo nazionale riferendosi a Monti, così anche “a Gorizia si aggira un tizio che si spaccia per il sindaco Romoli”. Sì, perché quello che oggi attacca dalle pagine del quotidiano locale con inutile durezza il capogruppo del centro sinistra in Consiglio Comunale, non può essere quello vero. Non può essere quello che con sicurezza e baldanza al termine del primo mandato annunciava, a una città messa in ginocchio oltre che dalla crisi anche da venti anni di miopia amministrativa (quindici centro destra!), di “aver reso migliore Gorizia”. Non può essere quello che con gentilezza e humor dava sempre ragione agli oppositori, senza peraltro rispondere quasi mai ai loro interrogativi. Non può essere quello che con praticità e concretezza sottolineava i (pochi) successi, sparava costantemente promesse mai realizzate (tempi di fine lavori, strutture pubbliche abbandonate, ascensori al castello, ecc.) e taceva i (tanti) ritardi. Non può essere Romoli quello che come causa del disastro accusa soltanto la crisi – la cui esistenza era stata negata dallo stesso e soprattutto dal suo capo fino alla vigilia dell’ignominiosa fine del governo “olgettiniano” – quello che non risponde neanche a una virgola delle intelligenti domande che gli vengono rivolte, quello che nel più becero stile politichese accusa Cingolani di interessi elettorali in vista delle “regionali” e confonde le argomentazioni manipolando le sue parole. No, non può essere il vero Romoli, quello che il 52 per cento dei votanti goriziani ha deciso di mantenere al suo posto per ulteriori cinque anni. In alcuni casi correndo poi ai ripari, sparpagliandosi nei vari “comitati civici” nell’intento di “salvare Gorizia”. “Da cosa” si debba salvarla lo si sa, forse sarebbe stato e sarebbe ancora il caso di domandarsi “da chi”…
Andrea Bellavite
Sappiamo però anche che Romoli è affabile quando l'opposizione non gli dà troppo fastidio: quando invece le cose vengono fuori, voilà, smette i panni del simpaticone per colpire l'avversario. Quindi tutte le volte che il sindaco si arrabbia, vuol dire "touchè". Se Cingolani è la sua ossessione, noi possiamo dirgli "una magnifica ossessione" ricordandogli un film dei telefoni bianchi che lui conoscerà senz'altro.
il paragone con Jekill/Hyde è ancora troppo poco
Romoli è un grande attore: interpreta due ruoli: prima quello che colpisce al cuore Gorizia e poi quello di salvatore della stessa
bisogna dargli atto che nel primo ruolo è un grande, nel secondo una nullità
è sul viale del tramonto ma fa finta di non saperlo