Tre immagini del nuovo casello autostradale di Villesse. Si noti, in quella più in basso, il confronto con il campanile di Villesse, a destra del palo della luce.
Dopo il “cogito ergo sum” la qualità della forma è affidata alla percezione del soggetto piuttosto che all’oggetto in quanto tale: ne consegue che non “piace ciò che è bello” bensì che “è bello ciò che piace”. Dopo la classica inaugurazione pre-elettorale dell’accesso al pericoloso cunicolo che è per ora il raccordo Villesse – Gorizia, qualcuno ha sottolineato la bellezza del nuovo manufatto: per altri è invece un obbrobrio, totalmente decontestualizzato, in discutibile “accordo” con i colori e le dimensioni del vicino megacentro commerciale Ikea.
Al di là dell’estetica, due interrogativi più pragmatici.
Il primo riguarda il destino di Villesse, piccolo paese dalle solide tradizioni agricole ma anche con una significativa zona industriale, trasformato in pochi anni in marginale periferia urbana. Un tempo non lontano un automobilista veniva accolto dalla poesia della campagna friulana e l’occhio era attratto dal delicato campanile attorno al quale – immerso nel verde – erano raccolte le case. Oggi, oltre al casello “monstre”, non si vede altro che asfalto, cemento, viadotti (già abbastanza malandati), dominati dal grande edificio blu e dall’ossatura grigia delle prossime grandi costruzioni commerciali. Uno scempio ambientale del quale il paese stesso sembra non aver molto approfittato se – una volta entrati dopo aver superato le tante rotonde e i vari cantieri – si transita per la via principale ristrutturata con criteri come minimo poco comprensibili. Il progresso ha i suoi prezzi da pagare e i megastore rendono (rendevano?) accessibile anche al ceto medio la realizzazione dei sogni; ma non stringe il cuore vedere – “là dove c’era l’erba” – un vero e proprio lago d’asfalto? E chi oggi predica dai cartelli elettorali “meno consumo più crescita”, cosa ne pensa di questi insediamenti commerciali? Della TAV? Della terza corsia della Trieste Venezia?
E, a questo proposito, seconda serie di interrogativi: Romoli (ma anche Gherghetta e altri) sostiene che con la realizzazione dell’autostrada fino al confine, “Gorizia riacquisterà il suo ruolo centrale in Europa”. E perché? Perché dovrebbe convenire percorrere 1 km in meno (rispetto al transito attraverso il valico di Fernetti) su strade più strette, in Slovenia da Selo in poi “limitate” a 80/100 Km/h, con una salita ripida fino al 5%? E in ogni caso, quale vantaggio ne trarrebbe la città di Gorizia che in questi anni è già stata sfiorata da milioni di camion e di automobili, “transitati” senza neanche accorgersi dell’esistenza del nostro così interessante territorio? Cosa offre di speciale il “nostro” autoporto da giustificare la scelta di tale tratta?
In ultima analisi, la ristrutturazione del raccordo Villesse Gorizia era una priorità, date le condizioni pietose in cui versava; ma forse sarebbe il caso di mettere da parte i soliti toni trionfalistici e riportare il senso del grande intervento alle sue giuste dimensioni. Sproporzionato resta comunque il neo-casello: ma se proprio lo si doveva realizzare, non sarebbe stato meglio pensare a una barriera conclusiva della tratta da Venezia e non ad una “porta” (finora assai poco trafficata) verso Gorizia, smantellando così l’indecente imbuto del Lisert, con grande beneficio per l’ambiente e per il traffico pendolare?
ab
Quanto c'è di vero nell'articolo pubblicato…
il problema è ancor più grave in quanto ormai soprattutto ai giovani va bene così. Loro vedono il viaggio non come un mettersi per strada e vedere chi si incontrerà durante il cammino, facendo deviazioni non previste.
Le nuove generazioni sono per i caselli e le autostrade per partire dal punto A e arrivare al punto B e tutto quello che stà in mezzo chi se frega. Per questo la speculazione edilizia continua a imperversare nonostante a parole siamo tutti più ambientalisti più arrabbiati….solo parole solo parole. Ormai l'uomo e cambiato è diventato l'uomo macchina.
Condivido Andrea 😉 dall'obrobrio che hai citato all'ignobile tubone rosso intanto ci si prepara a distruggere il "mostro" di Fogliano.
Costruire per distruggere e ricostruire ancora… mhmm già sentita vero?
Concludo con questo famoso testo sempre attuale:
“Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto,
l’ultimo fiume avvelenato,
l’ultimo pesce pescato,
vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.
La nostra terra vale più del vostro denaro.
E durerà per sempre.
Non verrà distrutta neppure dalle fiamme del fuoco.
Finchè il sole splenderà e l’acqua scorrerà,
darà vita a uomini e animali.
Non si può vendere la vita degli uomini e degli animali;
è stato il Grande Spirito a porre qui la terra
e non possiamo venderla
perchè non ci appartiene.
Potete contare il vostro denaro
e potete bruciarlo nel tempo in cui un bisonte piega la testa,
ma soltanto il Grande Spirito sa contare i granelli di sabbia
e i fili d’erba della nostra terra.
Come dono per voi vi diamo tutto quello che abbiamo
e che potete portare con voi,
ma la terra mai.”
Piede di Corvo, Piedineri
E no! Caro Andrea "là dove c'era l'erba" è evocativo ma riduttivo. Non abbiamo perso un po' di erbetta, ma abbiamo perso quasi un milione di metri quadri di superficie agraria solo in Villesse. Una superficie tolta alla produzione di alimenti per noi tutti, per una economia locale, per un sostentamento ed integrazione famigliare. Uno ennesimo schiaffo al contadino forse uno dei pochi rimasto a tentare una tutela di questo nostro ambiente. Abbiamo regalato la sovranità del nostro territorio per acquisire una dipendenza a un gusto omologato anche se marchiato. Quella struttura mi dicono vuole richiamare una nave, quindi un ulteriore segno di insensibilità verso un'area agricola depredata. Una nave in mezzo alla campagna, cosa vuole significare? E se è così grande è perché qualcuno ha valutato i flussi viari e questo è un segnale di cosa ci aspetterà. Peccato, questa crisi ci stimola a ritornare alla terra, ma la terra non è più nostra. Abbiamo sbagliato, ma sembra che questi errori non siano sufficienti a cambiare rotta.
Caro Giorgio, sono del tutto d'accordo con te. La citazione richiamava l'indimenticabile e profetica Via Gluck… Sui flussi di traffico non sarei tanto sicuro: oggi sembra essere di moda realizzare grandi opere senza alcuna previsione o proiezione intorno al rapporto costi/benefici (vedi tav, terza corsia, ascensori al castello di Gorizia, ecc.). Si dice "intanto facciamo – secondo qualche malizioso, intaschiamo – poi si vedra'…" Di "cattedrali nel deserto" ne abbiamo tante, anche sul nostro territorio: adesso avremo anche "un transatlantico nella campagna friulana".
Andrea Bellavite
O forse trattasi dell'arca sulla quale – dopo l'apocalittica fine di questo mondo -troveranno riparo e salvezza una coppia di coccodrilli, una di oranghi, due piccoli serpenti, l'aquila reale, il gatto il topo l'lelefante etc etc. Passatemi la battuta, sono piuttosto provata, e l'astinenza da blog delle due ultime settimane – causa problemi alla linea – unita ad una buona dose di stanchezza, mi ha un pochino rammollita. Comunque sì, occorre scoprire quali siano i criteri ed i meccanismi di assegnazione di appalti per opere pubbliche di quel genere e scavare a fondo -come stanno facendo coraggiosamente alcuni cittadini in relazione al progetto di una centrale a biomasse di via Trieste o come tanti di voi hanno fatto per anni sul tema degli ascensori al castello – per capire a chi servono, a chi portano reale beneficio, quanto costano e costeranno, che ne viene di buono agli abitanti del territorio, se davvero tali opere creano posti di lavoro e di che tipo o se, al contrario, distruggono un preesistente tessuto produttivo, agricolo o di altro genere. Buon lavoro a tutti coloro che già si stanno impegnando su questi fronti, darò il mio contributo, per quanto possibile. Anna V,
Sono un villessino che da oltre trent'anni abito fuori regione FVG, ma che torno…passo per Villesse almeno un paio di volte al mese. Ebbene, mi si stringe il cuore nel vedere la "mia" Villesse così com'è snaturata. Penso a quando venivo svegliato dal trattore Landini che arava i campi,….penso al fiume Isonzo dove bastava un amo ed un verme per pescare qualche pesce….Ora c'è tanto cemento…tantissimo asfalto……e nemmeno l'acqua nel fiume …ridotto a torrente quando piove.-