Dilettanti allo sbaraglio.
Questa è la penosa impressione che la “nostra” politica estera ha suscitato nella vicenda relativa ai soldati della marina accusati dalle autorità indiane di aver ucciso due pescatori inermi, scambiati – è quanto sostiene la “difesa” – per pirati del mare.
Ricevuti con tutti gli onori dal Presidente della Repubblica nel corso della “libera uscita” natalizia, proposti per una candidatura al Parlamento nelle recenti elezioni nazionali, “trattenuti” poi in Italia dopo il “permesso elettorale” per ordine dei ministeri della Difesa e degli Affari Esteri. Motivazione ribadita di un simile clamoroso venir meno alla parola data: “l’India viola le convenzioni internazionali, adesso ripristiniamo la legalità!” Salvo ridursi a più miti consigli non appena l’interlocutore – un tantino più forte – fa la voce grossa e mette in discussione qualche centinaia di migliaia di “affari”…
E così i soldati “ridiscendono le valli che avevano percorso con orgogliosa sicurezza”, vengono caricati senza troppe cerimonie su un aereo e rispediti al mittente, con l’assicurazione da parte dell’India – le cui autorità peraltro non sono sembrate così sanguinarie se si sono fidate nel concedere ai due un permesso natalizio e un permesso elettorale -di evitare la “condanna a morte”.
Veramente incredibile, un ordine scandaloso e per fortuna tardivamente contraddetto, per chiunque ritenga giusto che l’India possa processare due persone accusate di aver ucciso due suoi cittadini e che la parola garantita da un Governo non possa in alcun modo essere ritrattata; un contro-ordine inspiegabile per chi ritiene che un delitto avvenuto – così affermano i “difensori” – in acque internazionali debba essere preso in considerazione nel Paese d’origine degli accusati o da un arbitrato internazionale.
ab
Gli italiani pensano di essere ancora nel XIX secolo, quando gli indiani avrebbero potuto rispondere ai diktat sui marò "Si, buana". Forse non leggono i giornali economici in cui si dimostra che , a colonialismo finito e ormai nel XXI secolo, l'Occidente non comanda più, i portoghesi non attraversano gli oceani e Colombo avrebbe difficoltà ancora maggiori per farsi finanziare il viaggio. La ruota è girata, i danè e il potere non abitano più qui.
Che godimento! finamente all'arrogante provinciale e stupida italia che ammorba l'aria europea dal 1860 una nazione le ha dato una fracassata di legnate. Ben le stà!
E' lampante che i ministri interinali pro-tempore del governo dei tecnici, appartengono come cultura e senso dello Stato a quell'Italietta del Re savoiardo e pusillanime dell'8 settembre 1943, che lasciò le truppe incolpevoli prive di ogni direzione, allo sbando dei tedeschi sia al nord che al centro, sia quelle che erano oltre confine comandate dal fascio a invadere proditoriamente le nazioni inermi del Regno Jugoslavo, la Russia, la Grecia e l'Albania, creando le premesse per la distruzione del paese. E poi avremmo dovuto attenderci le riforme da questi tecnocrati!!! Hanno dimostrato di avere in scarso ritegno il valore della parola data, peraltro per iscritto. C'è voluta tutta la pazienza del Presidente della Repubblica per ripristinare nella legalità tale situazione, che avremmo pagato nuovamente noi che dipendiamo ora anche dall'intraprendenza economica degli indiani, ricordiamoci che le uniche riforme che hanno saputo fare sono i tagli ai salari, alle pensioni, al diritto del lavoro, e che è ora di svegliarci ben bene!!! Cordialità. Anonymus de Anonymis.
Imbarazzo e vergogna, ancora una volta siamo noi cittadini comuni a provare questo sentimento, mentre i diretti interessati – militari coinvolti e istituzioni – sembrano non essere nemmeno lontanamente sfiorati da un pur vago comune senso del pudore o dal pentimento. La vicenda è stata gestita malamente fin dall'inizio, accompagnata, tra l'altro, da una serie di gaffes – è un eufemismo – dei nostri vertici istituzionali, dai responsabili dei ministeri interessati fino alla presidenza della Repubblica (ricordate il primo rientro in pompa magna dei due "eroi" e l'accoglienza ad essi riservata in quell'occasione, con tanto di foto, abbracci, strette di mano e sorrisi di circostanza, fino alla "proposta indecente" di un indecente Larussa che agli stessi offriva finanche una candidatura nel suo indecente "partito degli onesti", lo stesso Larussa che all'epoca in cui era ministro della Difesa aveva consentito l'utilizzo di militari come contractors addetti alla sicurezza delle navi mercantili?) e l'epilogo degli ultimi giorni ci dà la misura della mancanza di coordinamento tra i vari segmenti della catena di comando, di qualsiasi certezza sulle singole responsabilità e di totale contraddizione. Leggetevi, se ne avete l'occasione, l'intervento di Bruno Tinti sul Fatto Quotidiano di giovedì 21 marzo – quando ancora tutto il peso della responsabilità per quanto era accaduto gravava sull'ambasciatore italiano che pagava con una restrizione della sua libertà di movimento – il giorno precedente il dietrofront del governo e la conseguente decisione – meglio tardi che mai – di far rientrare i due militari in India: l'articolo – titolo "Se Monti e Terzi andassero in India" – ben sintetizza gli aspetti giuridici della vicenda, i suoi lati oscuri, sottolineando la distanza siderale tra questo comportamento e quello di chi fonda le proprie scelte su valori come la dignità e l'onore ed il rispetto della parola data. Oltre al danno – la figuraccia e l'ennesimo colpo che il già scarso prestigio del nostro Paese a livello internazionale subisce – la beffa di assistere oggi alla tronfia, aggressiva, oscena manifestazione dell'orgoglio pidiellino, che anche di questa vicenda ha ampiamente approfittato – si leggano, per esempio, le dichiarazioni in merito di quel grande statista e mancato premio Nobel per l'economia che risponde al nome di Brunetta, o le frasi di alcuni degli striscioni esposti, tipo "riportate a casa i nostri marò"- per succhiare, da buon parassita, la linfa vitale delle sue vittime, il precedente governo e quello non ancora nato, e rimettere in moto nel contempo la propria macchina da guerra contro tutti, specialmente quei magistrati con la schiena dritta che non si piegano ai voleri del loro abominevole sovrano corrotto e corruttore. Capite bene che, se gente di tal fatta riesce a riempire una piazza come quella di San Giovanni a Roma con una massa di scodinzolanti e osannanti sudditi fatti arrivare con pullman e treni speciali pagati dal sovrano stesso, non c'è partita, almeno in apparenza, per le persone oneste , serie, rigorose custodi dei valori della Costituzione, che qualche piazza più in là decidono di sfidare, con pochi mezzi e con la sola forza della loro limpida fede in quei valori, la truppa dei mercenari al soldo del miglior offerente (eliminazione dell'IMU, riduzione delle tasse, sesso libero con minorenni purché in una cornice di "eleganza" ed altre amenità). Che tristezza e che rabbia, non ne posso più! Finirà un giorno tutto questo prima che finisca il nostro tempo? Anna V.
Ma poi, scusate, li avete visti i marò? So di essere cattiva, ma se ne ascoltate i discorsi e li osservate attentamente – taglio di capelli e pizzetto curatissimi, fisico palestrato, quell'aria da uomini duri e pronti a tutto alla Bruce Willis, pronti ad obbedire agli ordini, quelli che se gli metti in mano un buon mitra ti risolvono ogni "fastidio" – noterete elementi di forte connotazione anche antropologica, che li colloca in un campo ben definito, quello di chi, appunto, si affida alle armi per risolvere ogni controversia o criticità e che sulla base di questo principio costruisce un preciso modello di uomo. Beh, con tutto il rispetto per le scelte individuali e concesso il beneficio del dubbio circa le loro caratteristiche umane, quel campo non è il mio e non mi sento di solidarizzare con loro. Resta però il fatto che non stanno pagando solo per il reato da essi commesso, ma anche per la debolezza, la scarsa determinazione, l'inettitudine e la poca correttezza dei loro referenti istituzionali. Corpi civili di pace, immediatamente!!! Anna V.