Le parole e i gesti del nuovo Vescovo di Roma segnano un’evidente discontinuità rispetto all’immediato passato.
Il Blog del Forum Gorizia
Le parole e i gesti del nuovo Vescovo di Roma segnano un’evidente discontinuità rispetto all’immediato passato.
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Pur non rientrando nella categoria dei credenti, né tanto meno dei cattolici praticanti, devo dire che seguo con interesse gli sviluppi di questo pontificato e, al di là di tutto, mi auguro davvero che questo "costruttore di ponti" – come egli stesso si è definito – sappia scardinare, sconquassare, rovesciare dalle fondamenta la mastodontica e pletorica struttura di cui oggi è al vertice, consolidata nei secoli più dal cemento dell'ambizione e del potere, spirituale e materiale, che da quello del messaggio evangelico di amore e servizio al prossimo. Spero che sappia fare scelte radicali e coraggiose, a partire dalla nomina dei vertici, dei collaboratori, dei responsabili dei singoli dicasteri – dal segretario di stato fino all'ultimo responsabile dell'ultima congregazione, con l'auspicio che riesca anche a ridurli numericamente allo stretto indispensabile – dall'abolizione dei privilegi – ad esempio l'esenzione ICI – e dalla concreta rinuncia alle enormi ricchezze fino alla dismissione dell'immenso patrimonio (immobiliare e non) accumulato nel tempo ed alla sua destinazione, in forme trasparenti e senza tornaconto, al sostegno economico ai sempre più numerosi poveri nel mondo intero, dall'assoggettamento alla giustizia civile di coloro che si sono resi colpevoli di abusi sessuali o di reati di altro genere fino all'abolizione dello IOR o di altri analoghi istituti ed al ripudio di ogni attività di tipo finanziario o lucrativa. Certo, è difficile che una sola persona, in poco tempo, riesca a riformare radicalmente l'organismo di cui essa stessa fa parte, un organismo intoccabile, che per secoli è rimasto uguale a se stesso, appena sfiorato da timidi tentativi di rinnovamento, ma poi sempre fatto rientrare nei ranghi dell'ortodossia, dell'osservanza, della conservazione. Credo però che l'apertura di credito da parte del mondo laico e degli stessi credenti delusi debba necessariamente passare attraverso gesti concreti, scelte precise e radicalmente innovative, specialmente in un momento come quello attuale, caratterizzato da una grave crisi economica ed esistenziale, da grandi e repentini cambiamenti e da grandi attese. La Chiesa ortodossa cipriota, di fronte al rischio di bancarotta per il proprio Paese, ha messo a disposizione – non so bene con quali modalità – il suo grande patrimonio immobiliare e le considerevoli ricchezze: un gesto sicuramente dettato dalla stringente necessità, ma comunque – mi pare – una dimostrazione di responsabilità e di volontà di condividere le difficoltà. Probabilmente non risolverebbero tutti i problemi dell'immensa moltitudine dei poveri e diseredati del pianeta, ma con gesti analoghi anche la Chiesa cattolica nei singoli Paesi potrebbe dare un segnale importante e, in sinergia con politiche sociali ed economiche degli Stati improntate a criteri di solidarietà e vera equità, il suo contributo materiale e spirituale potrebbe riaccendere una seppur minima speranza di riscatto per molti in questa fase particolarmente critica. Buon lavoro a tutti gli uomini di buona volontà, credenti, non credenti, diversamente credenti, purché operanti per il bene dei loro simili. Anna V.