“Aperta la strada verso il futuro”, “Finalmente dalle parole ai fatti”, “Si potrà nascere nell’orizzonte del nuovo organismo internazionale”, “Il prestigio del presidente aprirà tutte le porte di Bruxelles”… Si potrebbe continuare a lungo l’elenco degli slogan che hanno costellato di speranza i lunghi anni di gestazione e – finalmente – il parto del Gect goriziano, Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale.
Dopo ben oltre un anno (le nomine “italiane” furono ufficializzate dal Consiglio Comunale nel mese di dicembre 2011) molti si domandano che fine ha fatto il Gect, del quale ogni tanto si sente parlare come di un qualcosa di misterioso che sforna idee del tipo “metropolitana fra Gorizia e Nova Gorica” oppure “punto nascita transfrontaliero” e così via. Di concreto, per il momento, neanche l’ombra.
Anzi, l’odierna notizia bomba – anche se data per imminente da qualche mese – è che il grande “apriporte di Bruxelles” (il riferimento è alle entusiastiche parole del sindaco Romoli che, in quanto a promesse insolute, è secondo soltanto al suo capo arcoretano) ed ex ministro Franco Frattini si è dimesso dall’incarico di presidente, senza aver portato il benché minimo beneficio al territorio goriziano.
Purtroppo non era difficile pronosticare simile magro destino, fin dalle origini di questa iniziativa ottima, ma gestita dal centro destra goriziano male, soltanto come uno strumento di propaganda filo-amministrativa. Presentando ai cittadini il Gect come una specie di organismo sovranazionale si è fatto dimenticare la sua vera e unica funzione: quella di consentire a tre Comuni vicini (Gorizia, Nova Gorica e Šempeter/Vrtojba) di proporre e gestire progetti finanziati dalla Comunità Europea. Si tratta cioè di un mero strumento operativo, molto ben funzionante in altre situazioni caratterizzate da idee più chiare: un obiettivo preciso da realizzare (ad esempio l’ospedale fra Francia e Spagna sui Pirenei) o una situazione di collaborazione già molto avviata che trova nel Gect un ulteriore efficace volano d’azione. Il Gect goriziano non è nato da un’idea precisa da realizzare e non vanta un’ampia previa cooperazione, per questo finora non ha neppure “scaldato i motori”.
Inoltre, essendo uno strumento tecnico e non politico, richiede personale competente e qualificato, in grado di accompagnare il complesso iter che dalla fase progettuale conduce all’approvazione e all’attuazione dei progetti. Il solo “tecnico” competente, in grado di svolgere questa fondamentale mansione (conditio sine qua non), porterebbe via da solo almeno il doppio del budget messo a disposizione dai tre Comuni messi insieme. E nessuno dei tre – in tempi di grave crisi – sembra intenzionato a investire un cent di più su una scommessa dagli esiti sempre più incerti.
Ecco la vera storia dell’ennesimo (stra-previsto) “carrozzone” goriziano. Da questa situazione, dopo l’abbandono di Frattini, se ne esce solo in due modi: lasciando perdere, affidando eventuali progetti europei concordati tra i comuni limitrofi a studi di progettazione meno altisonanti ma anche meno onerosi oppure investendo tanti soldini pubblici, da scavare nelle tasche sempre più vuote dei cittadini.
ab
E così Frattini-dry se ne è andato, senza nemmeno un brindisi di commiato. E senza nemmeno essere riuscito a portare a Bruxelles l'intero consiglio del Gect come aveva proposto come sua prima iniziativa all'atto del suo insediamento. Lo scopo avrebbe dovuto essere quello di avvicinare i provincialissimi "tecnici" espressione delle municipaòlità di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter/Vrtojba alle difficili e complicate procedure europee di partecipazione ai progetti di finanziamento. E allora, cosa meglio di un viaggio tutti assieme a Bruxelles per imparare l'arte, Poi, fatti due conti e visto che nessuno pagava non se ne è fatto niente. E questa era la prima idea forte illustrata alla stampa locale dal Presidente. Dunque se oggi si dimette dall'incarico resta solo una brutta figura, ma almento non ha ftto danni.
Certo che al sindaco Romoli non gli va bene proprio una (salvo ovviamentela sua rielezione a sindaco): si becca in eredità la rogna di piazza Vittoria con il contenzioso con la ditta Luci, provvedere a rimettere a nuovo via Garibaldi , e i lavori che dovevano terminare in tre mesi ci mettono un anno, anche per le difficoltà della ditta vincitrice dell'appalto; in via Diaz i lavori sono in corso da tre anni e il solo tratto ultimato (quello in corrispondenza della sede universitaria) ha la pendenza di scolo delle acque rivolta verso il muro esterno della sede anzichè verso il lato strada e anche in questo caso la ditta non sembra "godere di buona salute"; realizza la rotonda-toboga a Sant'Andrea e deve ammettere che qualcosa non ha funzionato, soprattutto quando ad impegnarla sono gli autotreni; protesta per la Pozzuolo e gli portano via il tribunale; protesta per il tribunale e gli sottraggono l'azienda sanitaria (vatti a fidare di Tondo e Valenti!); decide di chiudere le isole ecologiche e viene sommerso da 4 mila firme di elettori che fanno dire all'assessore Del Sordi che "per il momento" la decisione è rinviata (evidentemente aspetta tempi migliori!); rinnova Corso Verdi, quello che lui definisce "il salotto di Gorizia" ma la crisi morde e in 100 metri si contano 8 negosi chiusi. Potrei continuare, ma data l'ora mi fermo qui. Insomma, povero Sindaco ha anche un po' di sfiga, tenetene conto quando lo criticate. Altrimenti è come sparare sulla Croce Rossa, semprechè le insegne sull'autoambulanza non siano contraffatte. Il che può accadere, così come è accaduto che per 315 deputati italiani di Pdl e Lega Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak .
Marcinkus
ronf… ronf…