Buona parte delle vie di Gorizia sono dedicate a soldati, brigate ed eventi militari. Il ruolo delle caserme è stato sottolineato in tutti i modi possibili e immaginabili, saluti ufficiali, celebrazioni civili e religiose, riconoscimenti si sono moltiplicati di anno in anno. In effetti sono stati protagonisti di interventi delicati e discussi a livello internazionale – negli ultimi anni nell’ambito delle cosiddette “missioni di pace” in Libano, Iraq e Afghanistan – nonché in precedenza di eventi terribili che hanno coinvolto – vittime ignare e incolpevoli – gli stessi uomini in divisa, i carabinieri uccisi dall’esplosione della caldaia nel 1970 e quelli morti a Peteano nel 1972, episodio che ha gettato pesanti ombre sul ruolo degli allora “vertici” dell’Arma…
Quattro anni fa la Brigata dei Carabinieri ha ottenuto la cittadinanza onoraria con voto by-partizan del Consiglio Comunale e un mese fa un gruppo di amministratori e cittadini della Provincia di Gorizia hanno ritenuto utile manifestare l’affetto nei confronti della Brigata Pozzuolo e la contrarietà al trasferimento disposto in altro loco dai Capi dell’Esercito.
Insomma, chi è legittimamente portatore di una diversa sensibilità rispetto al ruolo dei militari in tempo di guerra e in tempo di pace si domanda se era proprio indispensabile conferire anche il premio Ilario e Taziano ai Carabinieri di Gorizia e alla Pozzuolo? Il riconoscimento – istituito per sottolineare il ruolo attivo di persone che hanno contribuito a far conoscere il prestigio della Città a livello culturale, sociale, religioso, artistico, letterario, sportivo – doveva proprio “finire” tra le mani di chi è stato già abbondantemente ringraziato? Non sarebbe stato meglio mantenere questa piccola “zona franca” dove premiare chi – spesso fuori dai riflettori – dedica la propria esistenza allo studio e all’azione per la vita e la gioia degli altri?
Scorrendo i nomi iscritti nell’albo della manifestazione si incontrano i nomi del grande Zoran Muzic, del filologo Quirino Principe, dello storico Vittorio Peri, della musicista Cecilia Seghizzi, dello storico Sergio Tavano, dello sportivo Tonino Zorzi, del giornalista Gianni Bisiach, di molti altri personaggi che hanno permesso la conoscenza della città ben al di là dei suoi confini. Quante altre persone e istituzioni – che combattono per il bene delle persone non con le armi, ma con la grande forza dell’intelligenza, della creatività e della pace – potrebbero veder riconosciuto il proprio prestigio, personalità alle quali non sono dedicate strade, non vengono tributati onori e riconoscimenti, non sono attribuite cittadinanze onorarie?
Il premio quest’anno è troppo condizionato dalla contingenza cittadina, assume un valore di mera pressione su chi deve prendere decisioni politiche, si lascia assimilare dalle preoccupazioni del momento e perde il suo vero significato: quello di far conoscere ai cittadini la testimonianza esistenziale di donne e uomini che portano nella loro vita l’imitazione dei patroni della città, il vescovo Ilario e il diacono Taziano inermi nonviolenti uccisi dal Potere del tempo a causa della loro fede e dell’anelito all’autentica libertà.
Andrea Bellavite
Condivido pienamente.
qui in città il colore che prevale è il nero; dei cuori, delle uniformi, dei lutti, della retorica, della politica. Qui uno sente l'aria, fa gli scongiuri e passa ad altro.
è la maledizione di gorizia. d'altra parte cosa ci si può aspettare da una città sotto occupazione militare dal 1918? una volta si chiamava alienazione
Non a caso l'amato Franco Basaglia ha iniziato il suo percorso di liberazione dei poveri dai manicomi proprio da Gorizia.
Anonymus de Anonymis
Allora tocchiamoci le palle e continuiamo a piangerci addosso?
Euro Tedesco