Ci si stupisce. E’ un indice del punto assai basso che abbiamo raggiunto, ma anche il segnale che effettivamente qualcosa sta cambiando.
Il nuovo Vescovo di Roma stupisce tutti – in un’esagerata gara al rialzo dell’emozione che coinvolge ecclesiastici, politici, giornalisti finora poco avvezzi all’argomento – perché andava in autobus, viveva in un normale appartamento, lavava i piatti da solo… Ciò sta a significare che il cliché della guida di una comunità cattolica è tutt’altro: le nostre “eccellenze” ed “eminenze”, per esempio, vivono quasi sempre in enormi palazzi nobiliari, accompagnati ovunque da segretari ombra, serviti e riveriti ovunque.
E stupisce anche perché – in Vaticano – benedice oggi i giornalisti “in silenzio”, per rispettare i loro diversi orientamenti ideologici o religiosi. Ciò sta a significare che si era abituati a vescovi e preti chiamati a benedire tutto e tutti – specialmente in periodi pre-elettorali – senza alcuna delicatezza nei confronti di chi ritiene un valore la laicità dello Stato; a studenti di ogni appartenenza costretti ad atti di culto cattolico in orario scolastico, alla difesa “senza se e senza ma” dei segni connotanti il cattolicesimo in ambiti pubblici…
Ma la “normalità” del Vangelo è quella riproposta da Bergoglio o quella di altri “principi” di una chiesa fuori dalla Storia? A proposito, molto belle anche le parole di Francesco I oggi: “il sogno di una Chiesa povera che sta dalla parte dei poveri”. Sono solo parole o l’annuncio della rivoluzione prossima ventura? Già trema la Conferenza Episcopale Italiana, immaginando a quanti privilegi è in procinto di rinunciare volontariamente, l’8 per mille sull’intero gettito, il “controllo” sull’insegnamento della religione cattolica, il finanziamento pubblico alle scuole cattoliche, le esenzioni dall’Imu ancora in vigore…
Attendendo che chi la pensava in modo diametralmente opposto salti sul carro del vincitore, non ci si può che augurare un prossimo periodo ancora molto “ricco di stupore”.
Mi permetto di far notare che l’elezione di Papa Francesco e i segnali che egli ha dato già nei primi giorni di pontificato sono anche una “vittoria” per Andrea, che in innumerevoli scritti aveva sottolineato quanto la Chiesa avesse bisogno di un ritorno alla povertà e al messaggio evangelico e dovesse mettere da parte drappeggi, “santità”, “eminenze”, interessi in cose terrene ed intromissioni nella vita civile e politica dell’Italia. Credo che sia importante riconoscere come la carica raggiunta da Jorge Mario Bergoglio dia dignità e valore a ciò che Andrea ha sempre auspicato.