Chi vive in Italia e ha quasi 70 anni non ha conosciuto direttamente gli orrori della dittatura, della guerra e della fame. Nell’intero corso della storia umana ben pochi hanno avuto questo privilegio, che tra l’altro ha “premiato” soltanto chi ha vissuto in una determinata e relativamente piccola porzione del Pianeta. Tutto questo è stato reso possibile dalla lotta di tanti che hanno saputo scegliere da che parte stare e hanno spesso perso la vita per donare alle generazioni successive un futuro di pace e di giustizia. La festa del 25 aprile celebra la fine del nazi-fascismo e della guerra da essi scatenata. La pietas nei confronti di tutti coloro che hanno perso la vita nel conflitto non ha nulla a che fare con il giudizio storico sugli avvenimenti; la festa richiama coloro che la celebrano a continuare a resistere a ogni fascismo e a ogni dittatura, sotto qualunque veste o maschera essi si nascondano. La preoccupante contingenza internazionale e la deprimente politica nazionale non si risolveranno valorizzando chi le ha provocate, ma con la lotta nonviolenta affinché non prevalgano le ragioni del Mercato, ma quelle della tutela del bene comune e dei beni pubblici. E’ veramente tempo di un rinnovato impegno a favore dell’equa distribuzione delle risorse, dello sviluppo autenticamente sostenibile, del diritto al lavoro per tutti… Ben venga l’archivio della memoria: forse solo la testimonianza viva dei partigiani di allora può attraversare l’indistinto magma mediatico e salvare dal tritacarne i più che mai attuali valori della Resistenza.
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Molti uomini e donne morirono durante i 24 mesi di lotta partigiana, oggi in due mesi e senza colpo ferire ci troviamo con l'inciucio ( o larghe intese che dir si voglia)con chi ha affossato il paese, da tutti i punti di vista: economico, culturale, anche morale. Molti giovani resistenti nelle loro lettere e diari si sono chiesti se la loro morte, davanti ai plotoni di esecuzione, o in Risiera o nei lager, era inutile. Francamente cosa potremmo rispondere oggi a questa domanda?
Ribadisco il mio augurio di ieri a tutti: oggi più che mai resistenza, di fronte ad un nemico subdolo e infido, invisibile eppure concreto, che si presenta con il volto del revisionismo, che nega le evidenze storiche e mette sullo stesso piano lager e foibe, partigiani e repubblichini. come ben ha detto Andrea, una cosa è la pietas verso i morti, altra cosa è il giudizio storico. Il pensiero neutro, omologante, pseudopacificatore, equanime ed equidistante, invita a superare il passato, le divisioni ideologiche, a guardare avanti in uno spirito di "coesione e concordia nazionale" e così, quatto quatto, lemme lemme, un inciucio qua, una larga intesa là, ci sta guidando dritti dritti verso il baratro di un ritorno in grande del Caimano! Miserie nazionali a parte, il miglior modo di onorare il sacrificio di coloro che hanno reso possibile la libertà, la Costituzione e la vita democratica del nostro Paese, è impegnarsi in prima persona per la conservazione di quei valori fondanti – prendendo posizione netta su questioni non negoziabili – e per la costruzione di un modello sociale ed economico che abbia come unico obiettivo il bene di tutti, proprio tutti gli esseri viventi, uomini e non. Ancora buon 25 aprile a tutti. Anna V.
La resistenza ci ha regalato un documento favoloso che è la Costituzione repubblicana, dove è segnata una via che già a partire dal 1 gennaio 1948 però, non è mai stata percorsa: i partiti erano stati pensati dai Padri Costituenti quale strumento dei cittadini per "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" (art. 49 Cost.) Ciò non è mai avvenuto! La politica nazionale l'hanno sempre determinata le lobby economiche che usano i partiti quale loro strumento decisionale e di controllo infiltrato in tutti i settori di interesse rilevante (a partire dai mezzi di comunicazione). Il tutto pagato da noi cittadini con i rimborsi elettorali. Allo stesso tempo, vittime e finanziatori di questo sistema perverso. La dittatura dei partiti è un nemico molto infimo e complesso da combattere, la liberazione sembra lontana e difficile (ma lo era anche il nazifascismo per i partigiani), non bisogna arrendersi: RESISTIAMO! Buon 25 aprile a tutti i cittadini di buona volontà!