Tanto tuonò che piovve. Come ampiamente previsto, il Presidente del Consiglio incaricato è Enrico Letta. Con ogni probabilità riuscirà a centrare l’obiettivo e sarà il successore di Monti a Palazzo Chigi. “Giovane ma già esperto” (così lo ha definito il Capo dello Stato), sulla carta è il miglior garante dell’establishment concordato nell’istante della ri-elezione di Napolitano. Mentre gli epigoni del comunismo si auto-estromettono dai luoghi classici della politica rappresentativa, gli eredi dei vari Spadolini, Craxi, La Malfa e Malagodi si apprestano a varare una nuova edizione del vecchio modello. A cucire il tutto naturalmente l’intramontabile Diccì, con al timone il più classico dei cloni degli Andreotti, dei Moro e dei Fanfani…
Del resto, dopo le discusse ritrosie dei pentastelluti alle avances di Bersani e gli inspiegabili (almeno ufficialmente) rifiuti di quest’ultimo quando i primi hanno iniziato a dare segnali di cedimento, che altro avrebbe potuto decidere Napolitano? Stroncata sul nascere la possibilità di avviare un’esperienza innovativa attraverso l’accordo tra centro sinistra e m5s, restavano aperte solo due vie: la riedizione dell’iperconsolidato modello delle “larghe intese” con a capo un “giovane ma esperto” oppure il ritorno immediato alle urne.
E così, grazie anche alla “linea del Piave” dei tramontanti grillini, si apre uno scenario che prima delle elezioni invernali pochi avrebbero potuto prevedere: la politica italiana è stata piegata da una terribile tempesta, prende atto della distruzione che ne è derivata e tenta di rialzarsi aggrappandosi al passato. Il Mercato ringrazierà, la Conferenza Episcopale Italiana si congratulerà, Obama e la Merkel tireranno un sospiro di sollievo. E il popolo chinerà la testa e non andrà più a votare, sopraffatto dalla delusione e dal senso di impotenza di fronte al tracollo dell’occupazione, del potere d’acquisto, dello Stato sociale…
ab
Andrea, a volte i tuoi post non hanno commenti perché non c'è nulla da dire.
Questo è uno di quelli!
«Non posso mettere fra parentesi il fatto che la larga intesa si fa con il responsabile dello sfascio e della regressione culturale e politica di questo paese» (Stefano Rodotà)