Interessanti sono le considerazioni sul Piccolo di Roberto Covaz sul fatto che mentre a Monfalcone aprono le Terme e i Musei della Cantieristica, qui aprono i musei come il S. Chiara, però poi, dopo un mese, chiudono. Mancano investimenti privati, ma è chiaro che nessuno li cerca attivamente. Un passo avanti da fare nell’analisi sarebbe capire perchè, a 25 chilometri di distanza tra le due città, Gorizia sia la più immobile. Ci vorrebbe per la città la macchina da presa di Paolo Sorrentino che descrive il clima di Roma come una sorta di dolce melassa che impedisce qualsiasi movimento. Da noi viene in mente piuttosto l’immagine di un ragno che paralizza le sue vittime per mangiarsele al momento opportuno. Il ragno è una classe dirigente vecchia di 70 anni: dalla DC a Forza Italia, al PDL, la città ha sempre riciclato se stessa, cercando il ricambio nella famiglia o nel clan attrezzato per ogni bisogno. Dallo stesso gruppo possono venire sia membri di destra (moderata), sia di sinistra (moderata) senza eccessivi scossoni all’interno del normale ricambio generazionale. Basta consultare gli organigrammi degli enti maggiori per vedere che al padre succede il figlio o la figlia. Dunque quale capacità di impresa si può chiedere a chi è eletto per successione naturale? Se si aggiunge anche un desiderio, neppure troppo recondito, di chiedere il permesso di esistere alle varie parrocchie o associazioni di tipo religioso, una sinistra che, piena di sensi di colpa per fatti avvenuti nel dopoguerra, ha sperato di accreditarsi nelle alte sfere, cercando di sfuggire all’infamia di essere definita slavo- comunista e i fiumi di soldi provenienti da Roma ed il gioco è fatto. Ma certo questa sommaria analisi non basta: c’è un immobilismo di gran parte della società civile. Una parte di essa deve vivere delle prebende che derivano da chi comanda, ma gli altri? Gli impiegati, gli insegnanti, i dipendenti di vario genere che non hanno di questi problemi? Forse pensano che chiedendo educatamente, qualcuno, altrettanto educatamente, risponderà. Invece non è mai stato così: i giovani sono stati cacciati dal Ponte del Torrione, i valichi sono a pezzi, gli edifici abbandonati, le sedi per le associazioni mancano. Di troppa buona educazione si muore. Inventiamo allora un altro gioco: in città, come già negli uffici, facciamo che valga la regola del silenzio assenso. Non hanno mai risposto? Vuol dire che i posti liberi evidentemente ce li possiamo (moderatamente) prendere in nome di un loro riuso, di una progettualità che abbiamo già più e più volte espresso.
Ci stiamo avviando verso una Gorizia città fossile. Sito archelogico della politica e dell'urbanistica.