Cioè: “Rivoluzione civile riposi in pace”
Antonio Ingroia (Azione Civile), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018) hanno decretato ieri la fine dell’esperienza di Rivoluzione Civile, rimarcando con una certa amarezza che “il risultato elettorale ha privato il Parlamento di un arricchimento importante al dibattito per la realizzazione di una legislazione avanzata sul terreno dei diritti sociali e civili, della legalità, dell’etica nella politica e di un nuovo impianto istituzionale”.
Due note.
La prima è che in realtà è avvenuto proprio il contrario di quanto Rivoluzione Civile proponeva. Con il governo Letta/Alfano e in nome del “non c’erano alternative”, perdono il loro significato sia le “primarie” (i piddini hanno votato un orientamento opposto a quello poi scelto dal loro partito) che gli appelli al “voto utile” (che ha di fatto incrementato l’astensionismo e privato il centro sinistra dell’indispensabile apporto della sinistra).
La seconda è che “Cambiare si può”, il movimento che riteneva di aver avviato una nuova fase politica “a sinistra”, prima è stato stravolto nei suoi fondamenti e circuito come lo “spazio della società civile” realizzato in mezzo a quello dei partiti; poi è semplicemente sparito, neppure nominato nel giorno del funerale del traballante soggetto nato sotto Natale dell’anno scorso.
Tra l’altro, l’impegnativo marchio è stato delegittimato e ora quando si nominerà la “Rivoluzione Civile” a tutto si penserà meno che a una “rivoluzione” o a un impegno “civile”.
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Allora questi pensano che in due mesi, in una situazione come quella italiana, si trovano lo spazio per il parlamento? Non pensano che ricostruire qualcosa che non sia la sinistra inciucista richieda impegno, tempo ed elaborazione? Mi ricorderò questi nomi quando verranno, tra qualche anno e in prossimità delle elezioni, a chiedere il voto. Per quanto riguarda il movimento, su questo bisogna aprire una discussione: di movimenti viola, arancioni, arcobaleno, ecc è piena la storia, ma i risultati mi appaiono deludenti. Di altra natura è il cinque stelle, dove esiste una disciplina degna del leninismo anni venti. In realtà non esiste una dialettica partito movimento, ma un modo diverso, tutto da vedere, di organizzare un partito. Per questo non sono d'accordo con revelli. adg
Ingroia scioglie rivoluzione civile e promuopve azione civile che si somma agli altri centinaia di "soggetti" (Beni comuni, azioni civili, alba, movimenti di ogni tipo) e con lo scopo del grande progetto costituente. Ma non siamo un po' troppi? Invece di raccogliere adesioni su manifesti tutti uguali, ugualmente condivisibili e generici nell'azione politica, non sarebbe il caso di unificare e non di frammentare la platea di questa disgraziata sinistra e ancor più disgraziata società civile che continua a fare proclami?
Bel guazzabuglio di colori e nomi! Credo anch'io che ci voglia tempo per rifondare un soggetto politico che della sinistra conservi i principii ispiratori più che le forme organizzative, ma sono anche convinta che non sia solo un problema di denominazione o di scelta della tonalità di colore. Penso inoltre che il "movimentismo" non sia il toccasana per ogni male o la forma migliore in assoluto per sostituire i vecchi partiti: un'esperienza giovanile all'interno di un movimento ha sviluppato in me una totale insofferenza nei confronti di ogni forma di inquadramento e disciplina che porti alla totale omologazione del pensiero, del linguaggio e del comportamento. La premessa indispensabile di qualsiasi azione o forma di aggregazione, in questa fase di incertezza, sbandamento e mancanza di riferimenti chiari, è la definizione o la riaffermazione di un'identità politica: occorre cioè chiarire cosa significhi, pur nella mutata situazione economica e sociale, essere ancora "di sinistra", riconoscersi in un ben connotato progetto di convivenza civile, senza rinnegare i propri ideali e senza cedere alla tentazione di dar retta alle sirene di coloro che tentano di far passare l'idea che tutto quel patrimonio di ideali e tentativi di realizzazione degli stessi sia fallito,che sia fuori dalla storia e dal tempo moderno. In estrema sintesi e molto semplicemente, finché ci sarà una maggioranza che vive al di sotto della soglia della povertà o in condizioni poco dignitose, a fronte di una minoranza di super-ricchi e privilegiati, si renderà necessaria un'azione di contrasto sul piano delle idee e dei progetti politici, che abbia come obiettivo l'affermazione di un modello sociale ed economico improntato all'equità ed alla giustizia ed orientato verso il bene di tutti: finché le disparità non saranno superate e l'obiettivo del benessere di tutti non sarà raggiunto, essere di sinistra non sarà inutile e demodé, qualunque nome si decida di attribuire alla forma di aggregazione e di azione politica che incarna quel pensiero. Anna V.
Essere di sinistra per quanto ne so, significa di saperlo e volerlo essere nell'aspirazione al socialismo, all'eguaglianza fra le classi sociali, alle stesse possibilità di vita fra le persone umane in termini di istruzione, esercizio dei diritti al lavoro, all'agio sociale, all'eliminazione della povertà, ma anche nel volerlo vivere come esempio che trascini quanti vivono da sudditi inconsapevoli oppressi dalla necessità quotidiana a divenire invece dei cittadini consapevoli. Io penso di esser stato di sinistra nel mio lavoro di quasi 40 anni, pur avendo incrociato tale mia esperienza con un sindacato non di sinistra, non rinunciando però mai alle mie idee, ma contaminando di esse le persone che con me avevano a che fare, con le cose di ogni giorno, col mio ruolo, con l'ambito della mia professionalità e continuo ad esserlo ancor ora, avendo ora più tempo disponibile per esempio a rafforzare l'Anpi nel mio paese. Ci sono molti modi per essere di sinistra che vanno al di là delle sigle note sia storiche che dell'attualità politica, conta ed è importante l'esserne volitivi testimoni pure nelle retrovie, tra la gente comune, senza eccessi e protagonismi, ma pratici e concreti nell'aggiungere ogni giorno il proprio personale tassello alla storia del progresso collettivo degli uomini.
Fraterni saluti. Anonymus de Anonymis
Giustissimo, sottoscrivo tutto, dal principio alla fine. Anna V.