La vegetazione sulla cima del Calvario: impossibile vedere Gorizia
Oslavia
La cresta del Sabotino dalle gallerie “italiane”
Ci si avvicina all’inizio delle celebrazioni centenarie della Prima Guerra Mondiale. Oggi le associazioni Acli e Scussons di Romans insieme a Iter Aquileiense hanno proposto un “cammino” da Gradisca alla cima del Monte Sabotino. C’è stato anche il tempo per una breve ricognizione ciclistica sul Calvario e a Oslavia.
Come si può vedere dalle immagini, sulla quota 240, attorno al cippo monumentale, crescono selve di fiori selvatici e le acacie prosperanti impediscono qualsiasi approccio panoramico. Sarebbe bene pensare a un po’ di potatura, la vista su Gorizia è indispensabile per comprendere le dinamiche del conflitto.
Poco più di un anno di guerra e tra Calvario, Oslavia e Sabotino sono state falciate quasi centocinquantamila esistenze: i “numeri” del sacrario italiano, in piena ristrutturazione, sono davvero da brividi. Questi luoghi bellissimi, unici per ciò che concerne la natura e la storia, sono stati imbevuti di tanto sangue.
Condizioni di vita estreme, all’attacco o in difesa del Sabotino, durante la guerra senza alcuna protezione vegetale: le trincee scavate a mano in condizioni impossibili, la fame, le terribili malattie hanno trasformato in macello le meravigliose creste dalle quali si ha una vista mozzafiato sull’Isonzo.
Alcune domande:
Perché i monumenti italiani sono così tremendamente sinistri, mentre i cimiteri di guerra austro-ungarici offrono sensazioni di delicata malinconica memoria? Cosa significa quel semi obelisco che si innalza sulla cima del Calvario, troppo simile a un simbolo fallico per non pensare al senso di colpa, tutto maschile, di chi ha mandato al massacro tanti poveri giovani, letteralmente cancellati dall’insensatezza della guerra di trincea? E la spada che scaturisce dall’occhio del Sacrario di Oslavia, che ricorda così tanto la simbologia massonica?
E un auspicio: che la memoria susciti l’orrore per la violenza estrema di una guerra pazzesca e che tutte le occasioni di ricordo portino a sottolineare anche l’eroismo dei cittadini civili goriziani, costretti a vivere per un anno sotto le bombe, poi occupati da truppe per loro straniere e infine penalizzati oltremodo dai trattati del dopoguerra.
Chiunque lo desidera, invii pure esperienze, testimonianze, resoconti, immagini: sia uno dei nostri modi di “ricordare”, al fine di costruire oggi, per quello che compete a ognuno, pace e giustizia.
Testo e immagini di Andrea Bellavite
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