A Staranzano, testimonianza di chi rappresenta l’esperienza religiosa (da sinistra a destra con al centro l’interprete: ortodossa, ebraica, musulmana e cattolica) per la pace in Bosnia Herzegovina.
L’iniziativa, nell’ambito della Festa dei Popoli organizzata da Caritas e Migrantes, ha suscitato interesse e autentica sorpresa.
Chi si attendeva le solite barbe lunghe – per ciò che concerne l’aspetto fisico, l’età e il genere di preti, pope, imam e rabbini – si è trovato davanti quattro giovani ragazze, piene di simpatia e vivacità, accompagnate dall’interprete.
A Sarajevo e dintorni hanno costituito una rete di associazioni che stanno costruendo pace impegnandosi nei più svariati campi di quello che si usa definire “welfare”: i bambini orfani di guerra, la violenza familiare e sulle donne, la formazione al dialogo dei giovani, l’impegno per la promozione dell’interculturalità e del confronto interreligioso.
Hanno messo in piedi decine di piccoli gruppi, nelle città e nei villaggi del martoriato Paese, dove i giovani si riuniscono e cercano di contrastare la volontà di rivalsa o di vendetta con la forza del sorriso e con la creatività di chi vuole e sa realizzare progetti concreti.
Mica male per chi è abituato a vedere sempre maschi matusalemme nei posti “che contano”. E quanta speranza dal messaggio di giovani credenti che interpretano la loro appartenenza religiosa come un’occasione per vivere l’amicizia e la pace, non come catalizzatore di lotta e di conflitto.
ab
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