Ogni anno la stessa storia. Da 33 anni il Meeting per l’amicizia dei popoli porta a Rimini centinaia di migliaia di persone: mostre, intrattenimento, conferenze, incontri con i principali esponenti mondiali della contemporaneità. Il tutto nasce, nel 1980, nell’ambito del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, anche se l’evento in quanto tale ha sempre rivendicato una propria – in effetti non molto evidente – autonomia: l’obiettivo iniziale era la traduzione in termini autenticamente culturali dell'”appartenenza cattolica”, intesa in senso letterale come dinamica di una fede aperta alla totalità dell’essere. Non a caso sui palchi del meeting si sono alternati autorevoli personaggi della Chiesa – tra essi Giovanni Paolo II – ma anche esponenti di altre religioni – tra i tanti, il Dalai Lama – e di concezioni del mondo non legate a una forma religiosa o a una delle “vie” dell’Oriente.
Fin qua niente da eccepire, un’organizzazione accurata e un esercito di volontari riescono a sopperire alle notevoli difficoltà di coordinamento di un così grande numero di persone.
Quello che ogni anno “sfonda” l’universo mediatico è soltanto l’aspetto politico, intendendo con tale aggettivo la mera gestione del Potere: l’evento diventa vetrina per i diversi esponenti dell’attuale “teatrino” per mettersi in mostra, ricevere un buon pacchetto di incoraggianti ovazioni, intrecciare alleanze ed accordi finalizzati ad assicurarsi una notevole “fetta” di elettorato. Naturale che dopo i “passaggi” dei vari Letta, Schifani e compagnia bella (si fa per dire) i quotidiani non abbiano altro da riportare che le incerte prospettive di un Governo legato mani e piedi al destino dell’arcoretano (insieme e anche grazie a Formigoni nel passato entusiasta sostenitore di Cielle, oggi presenza/assenza un po’ ingombrante per il popolo che fu cattoforzitalista).
Un vero peccato: un avvenimento nato per leggere il presente con l’aiuto di occhi esperti e competenti, viene ridotto di fatto a una neanche troppo eclettica “festa di partito”, nella quale “tutti gli uomini del Presidente” preannunciano il loro modo di pensare l’autunno.
Gli organizzatori del meeting – che ripetono il ritornello del travisamento delle intenzioni – non sono così sprovveduti da non sapere che senza “politici” la rilevanza mediatica sarebbe quasi del tutto cancellata: e senza di essa sarebbero cancellati i cospicui finanziamenti di cui una manifestazione di tali dimensioni ha bisogno. Ecco spiegata la presenza tra gli sponsor del Porto di Trieste (di cui al post precedente) e l’impiego dei soldi pubblici…
Da decenni la stessa storia: un grande messaggio di pace ridotto al silenzio e dedicato soltanto ai più o meno già convinti partecipanti; una grande visibilità mediatica riservata ai Potenti del momento.
Ancora una volta ha prevalso il modello machiavellico che ha portato Cielle nel cuore del sistema politico/economico italiano e – fino a qualche mese fa – anche vaticano. Il fine giustifica i mezzi. Ma mortifica la speranza e le idealità…
Andrea Bellavite
Il problema è appunto che tutti i politici si sentono onorati di partecipare a queste conferenze, dove chi organizza non si è peritato di chiamare Celeste, Giulio Andreotti, ecc, di agire perchè sanità e scuola da pubbliche diventassero private, con il sostegno proprio di questi politici. Lo stato deve essere laico, e se qualcuno si vuole fare i suoi meeting, lo faccia senza i soldi pubblici!
Per curiosità sono andato a vedere nel programma degli ultimi meeting se ci fossero politici nostrani: non ne ho trovati. Però nella presentazione del 2011 è comparsa la nostra Azienda sanitaria: il dott. Marco Bertoli, nei panni di (allora) direttore sanitario, ha partecipato ad una tavola rotonda sugli incidenti stradali con una relazione su "Le strade del sabato sera: sicurezza e stupefacenti". Per chi fosse interessato c'è anche la possibilità di ascoltare il suo intervento.
Ma probabilmente era "presente" come responsabile regionale del movimento! I "locali" non compaiono dove "si conta". Ahi noi.