Il discorso di Kerry, ieri sera al Congresso degli Stati Uniti, sembra riportare l’orologio della storia dieci anni indietro, quando Powell “dimostrò” con tanto di filmati contraffatti, che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa. Lo stesso orrore invocato – le armi chimiche – tende a far dimenticare che tutte le armi sono orribili: dire che “nel Novecento prima di lui solo altri due dittatori criminali hanno osato utilizzare simili ordigni” significa deliberatamente dimenticare gli effetti de, di certo non meno devastanti dei bombardamenti al napalm in Vietnam, al fosforo a Falluja, per non scomodare Hiroshima e Nagasaki.
Inoltre nella confusa relazione il Segretario di Stato (ma ieri anche lo stesso Obama), ribadendo di “non voler deporre Assad”, ma di volergli solo dare una piccola lezione, non ha precisato il come e il dove: un paio di missili lanciati a mo’ di avvertimento su qualche fabbrica militare? un paio di caserme fatte saltare in aria)? un palazzo presidenziale fatto saltare dopo opportuno preavviso? L’impressione è che qualunque sia il modo, l’obiettivo vero (tra l’altro esplicitamente dichiarato da Kerry) è la “tutela dei nostri interessi e dei nostri amici nella zona”. Il che tradotto significa la prosecuzione di un piano di destabilizzazione iniziato prima delle Twin Tower e passato finora attraverso le guerre in Afghanistan, Iraq e Libia: sofferenze inaudite per i poveri abitanti, regimi peggiori di quelli rovesciati “per portare la democrazia”, industria bellica, equilibri politici statunitensi e interessi economici salvaguardati.
Il Segretario Generale dell’Onu alza la voce e chiede la previa risoluzione dell’Onu; Francesco da Roma mobilita la Chiesa cattolica e incassa l’adesione entusiasta di buona parte del mondo laico, delle altre religioni e anche di tante comunità musulmane; la politica inglese si schiera contro Cameron e rifiuta l’intervento; il solo Hollande – ma non era la speranza dell’Europa? – sembra non vedere l’ora di menare le mani.
Saranno ascoltati o sarà versata sciaguratamente benzina sui fuochi del Medio Oriente? Tutto questo accade anche perché in quasi settanta anni la politica planetaria non è riuscita a trovare la strada di un arbitrato internazionale, in grado di decidere interventi negli Stati in cui si ritiene esistano palesi violazioni dei diritti delle persone.
ab
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