Come direbbe il grande Spiegelman, quelle vissute da una quarantina di persone ieri sera nella nuova sede del Forum per Gorizia, sono state due ore “sanguinanti storia”. Gabriele Donato, insieme a Anna Di Gianantonio e Tommaso Montanari, ha presentato il suo libro, ricostruendo i momenti decisivi che hanno portato alcune frange dell’estrema sinistra alla drammatica scelta della lotta armata. La maggior parte dei presenti ha rivissuto attraverso gli occhi dello “storico” gli ultimi anni ’60 e i primi ’70 del Novecento, i più giovani sono stati introdotti alla conoscenza di eventi che hanno determinato – e continuano a determinare – i complessi percorsi del riformismo e del rivoluzionarismo italiano. “Una scelta inevitabile per le Brigate Rosse quella della violenza – ha sottolineato l’autore – determinata dalla necessità di dimostrare la vulnerabilità dell’istituzione e di presentare un’alternativa vincente rispetto al prudente ideologismo di altri gruppi di area”; ma anche una scelta non accompagnata da chiarezza negli obiettivi e caratterizzata da un reclutamento sempre meno legato al fine politico della trasformazione della società e più corrispondente alle strategie militari richieste dalla complessità delle operazioni. Certo, il tempo è stato sufficiente a ricordare soltanto i momenti salienti, dalla crescente pressione sindacale all’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, da Piazza Fontana alla strategia della tensione, dal rinforzarsi dei “movimenti” alle prime azioni dimostrative delle Br: “gli anni dell’apprendistato”, è il sottotitolo del testo. L’assemblea si è chiusa con il forte desiderio di approfondire ulteriormente i documenti proposti da Donato. Forse nel profondo si è percepita una sottile e forse irrazionale nostalgia di un tempo in cui il dibattito politico generale, perfino nelle scuole medie inferiori e superiori, era incentrato sul confronto – fin quando possibile attraverso il dialogo – tra sistemi economici, politici e sociali. Difficile farsene un’idea, dopo gli ultimi vent’anni in cui l’argomento principale della “politica” è stato il destino personale e giudiziario di un uomo che con la sua potenza di fuoco mediatico è stato capace di seminare nel cuore degli italiani soltanto egoismo, esasperato cinismo, sfiducia nella legalità, disprezzo della collettività e del bene pubblico, quotidiano dispotismo, esaltazione dell’ignoranza…
G. DONATO, La lotta è armata, Quaderni Istituto Regionale per la storia del movimento di liberazione in Friuli Venezia Giulia, Trieste 2012
Uscendo dall'incontro c'era davvero il desiderio di approfondire alcuni temi: a quando un secondo incontro?
Franco
si approfondiamo pure: ad esempio si è solo accennato che in quell'autunno caldo del '69, si svolsero grandi scioperi che portarono ad accordi sindacali non solo su rivendicazioni salariali o condizioni di lavoro all'interno delle fabbriche, ma anche ad ottenere riforme e leggi per servizi (scuole, asili, trasporti pubblici) e case popolari (gli ex IACP).
C'era più democrazia di oggi e un modo di fare politica completamente diverso.
Oggi con l'attuale legge elettorale non riusciamo nemmeno a votare per il candidato che vogliamo!
PS
Interessante anche pensare ad un paese incapace di fare riforme, pronto ad usare le bombe per fermare qualsiasi desiderio di cambiare le cose. Oggi i mezzi sono cambiati: si è fatto credere che cambiare non si può e che ognuno deve pensare agli affari suoi. Tante cose potrebbero essere approfondite. A me interesserebbe parlare dellla differenza tra la voglia di essere protagonisti e il leaderismo,mi piacerebbe approfondire le biografie di alcuni personaggi e comprendere se è vero che la violenza dello stato è uguale alla violenza dei gruppi. Spero che Gabriele sia disponibile ad un nuovo incontro.
Considerazione: apriamo un dibattito sull'abuso della non violenza, sull'abuso del termine. Il sindaco di cantù consente che la peggiore feccia nazista d'europa, razzista, antisemita e anti rom, svolga il suo raduno in una palestra della città. Questo quando sono ancora vivi reduci dai lager, ex partigiani, antifascisti che si sono fatti anni d'esilio e di galera per i padri politici dei nazisti attuali. E in nome di cosa lo fa? In nome della non violenza! Sotto l'ombrello gandhiano tutto trova posto?I pacifisti rispondano al sindaco in questione.
Non solo sono disponibile per un nuovo incontro, ma non vedo l'ora! Siete degli interlocutori con i quali il confronto è utilissimo.
A presto pertanto.
Gabriele
Che meraviglia! Nostalgia per quando si sparava in testa agli avversari politici – naturalmente "quando era necessario".
Certo, qualche morto, niente di così tragico come avere Berlusconi.
Che bella gente che siete.