I consiglieri regionali pentastelluti, che hanno presentato alla stampa la loro pingue busta paga, sono stati accusati di demagogia e di benaltrismo da un autorevole assessore regionale. La sua stizza ha suscitato il desiderio di capirci qualcosa di più…
E’ vero, dal punto di vista oggettivo ci sono altri problemi più gravi di questo, ma la presa in giro dei cittadini è abbastanza evidente: ci si riferisce alla Legge Regionale 9 agosto 2013, n.10 sul trattamento economico dei consiglieri e assessori regionali nonché sul funzionamento dei gruppi consiliari.
Per quanto riguarda il primo aspetto – i soldi “guadagnati” – l’osservazione più interessante è che a fronte di uno sbandierato abbassamento dell’indennità mensile di presenza, si riconosce a ogni consigliere un rimborso forfettario “fino a euro 3600” per l’esercizio di una non meglio precisata “attività politica”. Da notare che la natura di tale emolumento è tale da non prevedere né l’intervento dell’erario né la necessità di rendicontazione: ovvero, per fare un po’ di conti in tasca, l’indennità di presenza ammonta a euro 6300 mensili lordi (art. 2 comma a) ai quali devono essere aggiunti fino a ulteriori 3600 da intendere come “rimborso vitto e esercizio automezzo per 21 giorni mensili lavorativi” e quindi non tassabili e non controllabili (art.18, comma b); ai consiglieri presidenti o segretari di Commissione viene corrisposta un’ulteriore mandola pari rispettivamente al 40 e 30% dell’indennità di carica del presidente del Consiglio (cioè circa altri 3-4000 euro lordi da sommare ai precedenti). Insomma, se un “povero” consigliere semplice può arrivare ad intascare ogni mese dai 5000 ai 7000 euro (netti), con qualche responsabilità in più si arriva fino ai fatidici 10.000. Mica male, senza pagare autostrada e molto altro… E’ vero, prima era peggio (l’indennità per i consiglieri oltrepassava i 10mila lordi, anche se tutti giuravano il contrario), ma con i tempi che corrono questa è proprio una magra consolazione.
Ma la questione del finanziamento ai gruppi consiliari è ancora più interessante. Ricordate la giustificazione che i consiglieri regionali “pizzicati” dalla Corte dei Conti accampavano per giustificare le spese pazze rese possibili dai soldi pubblici dei rimborsi elettorali? “Non è giusto interferire con la vita dei gruppi, in quanto sono associazioni private”… Ebbene, ora quella patetica scusa è diventata legge: art. 4, num.2: “Ai fini dello svolgimento di attività diverse da quelle relative (all’Assemblea legislativa), i gruppi consiliari sono formazioni associative di consiglieri regionali e pertanto tali attività sono svolte in regime privatistico, anche secondo quanto previsto dalla presente legge”. Ecco, i successori dei predecessori hanno risolto il problema. O no?
Andrea Bellavite
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