La sentenza relativa al processo per i morti da amianto riporta sul binario della giustizia una vicenda che – come giustamente è stato notato da autorevoli studiosi – ha provocato tanti danni quanto e più della tragedia del Vajont. Sembra dunque finito il tempo dei segreti industriali, delle accuse di strumentalizzazione politica rivolte a chi denunciava la congiura del silenzio, della solitudine nella quale per decenni i Comitati civici hanno cercato di strappare il velo dell’omertà e della paura. In questo primo passo il pensiero va inevitabilmente alle vittime delle polveri e alle loro famiglie, a chi ha combattuto strenuamente per raggiungere la tappa di ieri, a chi ha beneficiato di maggiore sicurezza grazie al sacrificio di tanti – monfalconesi, abitanti della bisiacheria e della Bassa Friulana – che sono morti quando avrebbero potuto e dovuto godere il meritato risposo dopo una dura vita di lotta e di lavoro. Un passo in avanti per tutti, un iniezione di fiducia in vista dei passi successivi…
Certo, una sentenza esemplare, al pari di quelle dei processi Eternit e Thissen, speriamo che favorisca una vera svolta nel rapporto tra proprietà/vertici aziendali e lavoratori: Tuttavia queste pur storiche sentenze renderanno davvero giustizia alle vittime ed avranno un senso compiuto solo se, da oggi in poi, le normative di legge saranno più severe e verranno applicate rigorosamente, se chi è preposto al controllo del loro rispetto non accetterà deroghe o interpretazioni di comodo, se chi ha l'obbligo di vigilare sulla sicurezza delle strutture, degli impianti, delle attrezzature, dei processi produttivi non si girerà dall'altra parte di fronte ad abusi, carenze e negligenze evidenti. Occorre tenere alta la guardia più che mai su questi temi, pretendere chiarezza nell'attribuzione delle responsabilità dei soggetti, pubblici o privati, che detengono il capitale ed il potere decisionale, incalzarli sul rispetto degli obblighi di salvaguardia della salute e della sicurezza delle persone e di tutela dell'ambiente. Infine una considerazione su coloro che sono chiamati a rappresentare le istanze e gli interessi della collettività ed hanno il potere di scegliere e nominare dirigenti, ministri, responsabili del rilascio di autorizzazioni, addetti alle verifiche ed ai controlli di ogni genere: al momento di effettuare una nomina, bisognerebbe accertarsi che siano non solo competenti, ma anche e soprattutto onesti e incorruttibili, avere il coraggio di rimuoverli quando si rivelano incompetenti e corrotti, altrimenti disastri di questo genere continueranno ad accadere e sarà un Vajont moltiplicato all'infinito. Anna V.
Già, ma se chi ha il potere di nominare – il politico – è lui/lei per primo/a incompetente, corrotto/a o corruttibile? Quali sono i criteri di selezione della classe dirigente? E chi ha scelto i politici che effettuano quelle nomine? Un motivo di riflessione per tutti gli elettori: l'esercizio del diritto di voto non è mai senza conseguenze! Bisognerebbe sottoporre a controllo costante l'operato degli eletti e attrezzarsi per poterne decidere la rimozione in caso di manifesta incapacità e inadempienza, tradimento degli ideali originari, del programma elettorale e degli elettori stessi, fermarli prima che facciano altri danni, ma come??? Tutto il mio rispetto e la mia solidarietà alle vittime della colpevole leggerezza di una classe dirigente e politica priva di scrupoli. Anna V.
Sono del tutto d'accordo con Anna V. per quanto puntualmente ha scritto in ordine alla questione che nel mondo del lavoro, sono i lavoratori ed i loro eredi i soggetti del loro proprio diritto all'indennizzo del danno lavorativo, ma aggiungo da parte mia come assieme a loro le istituzioni debbano svolgere appieno il loro ruolo di affermazione dei diritti. Per esempio in Veneto la Regione da sempre ha avuto contezza scientifica delle morti da mesotelioma pleurico, e ne ha conservato la registrazione in un apposito registro – quasi la loro totalità erano e sono riferibili all' esposizione all'amianto – ed a suo tempo c' è voluto il "tira-musson" perchè i soggetti colpiti ed i loro eredi vi potessero accedere, per poter documentare i diritti. Perchè non provate a verificare se pure la Regione F.V.G. sia dotata dello stesso strumento d'indagine e registrazione, e quanto questo sia messo a disposizione delle persone colpite nella loro esistenza e negli affetti familiari dalla esposizione all'amianto dei lavoratori che per questo rischio lavorativo finiscono la loro vita. Cordiali e fraterni saluti. Anonymus de Anonymis
Grazie a chi da anni ha lavorato su questi temi, come innanzitutto l'AEA, l'Associazione Esposti Amianto, poi Carmelo Cuscunà, Davide Bottegaro, Alessandro Morena, Tiziano Pizzamiglio, Claudio Bianchi, Tina Zanin, persone che si sono spese per portare alla luce quanto era successo e per arrivare al processo e alla sentenza. Ci sono senz'altro altri nomi, tante persone che hanno lottato. A loro va tutta la nostra riconoscenza.
La sentenza alla quale si riferisce l'articolo, è stata emessa da quale magistratura, di dove? ora è ancora a livello di dispositivo oppure è già stata depositata con tutte le sue motivazioni? Essa verrà resa pubblica? Attendo utili news anche da voi per capire come conoscerne il testo. Cordiali saluti. Anonymus de Anonymis.
La sentenza è stata emessa dal tribunale di Gorizia lo scorso martedì: è la prima, ci si augura, di una lunga serie e le disposizioni non sono ancora state pubblicate. Il Piccolo ha riportato un'ampia cronaca con interessanti interviste ai parenti delle vittime dell'amianto. Molti hanno rilevato che 7 anni di reclusione per chi è stato riconosciuto responsabile sono troppo pochi, altri hanno invece accolto con sollievo una sentenza di condanna che ha già fatto e continuerà a far discutere. Un cordiale saluto al sempre assai gradito interlocutore Anonymus de Anonymis