Grande incontro organizzato in collaborazione con l’ANPI cittadina e sala affollata ieri sera nella nuova sede del Forum. Irene Bolzon ha presentato il suo libro dedicato alla terribile vicenda della Caserma Piave di Palmanova, campo di prigionia e tortura per partigiani, voluto dai nazisti ma gestito dai fascisti tra il settembre del 1944 e l’aprile del 1945. La ricercatrice ha ripercorso pochi mesi di storia, sottolineando il ruolo dei protagonisti: i responsabili del campo, con la loro inusitata ferocia repressiva culminata in torture degradanti; le vittime, tra le quali gli iniziatori e i principali esponenti dell’Intendenza Montes; i giudici dei processi celebrati all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale. Non è mancata un’ampia e documentata riflessione sulle relazioni intercorse tra i capi partigiani affiliati alla Brigata Osoppo e i conduttori della “caserma”: tematica assai delicata e ancora portatrice di forti emozioni, come dimostrato dall’intenso e a volte appassionato dibattito che è seguito alla presentazione. Gli interrogativi di Anna Di Gianantonio e le puntuali osservazioni di Alessandra Kersevan hanno ulteriormente rimarcato la grande competenza della giovane studiosa, la quale ha concluso l’incontro augurandosi una maggior attenzione a un periodo e ad eventi della Resistenza friulana e italiana ancora poco frequentati dalla ricerca storica e dall’informazione divulgativa. Dopo averla ascoltata non si può che darle ragione!
Possiamo essere soddisfatti perchè diamo spazio a giovani e valenti studiosi e facciamo un'opera di alta divulgazione su temi che non tutti conoscono. Sarebbe anche utile lanciare un mini sondaggio sui temi maggiormente graditi da chi ci segue ormai con una certa costanza. Sono chiare anche le ricadute politiche. Gorizia ha tanti rimossi, primo tra tutti i fucilati al Castello e le carceri di via Barzellini, oltrechè una messe di testimonianze sulle condizioni di vita durente il fascsmo e sulal Resistenza che per fortuna sono state raccolte in anni passati e che si possono utilmente visionare. adg
Un racconto davvero illuminante, che ha contribuito a chiarire, se ce ne fosse ancora bisogno, che il periodo e gli eventi di cui si è parlato rappresentano ancora per molti – come ha dimostrato uno degli interventi degli ospiti di ieri sera – una ferita aperta, oltre a prestarsi, purtroppo, – anche a causa della scarsa e carente divulgazione sulla materia e dell'imperante revisionismo degli ultimi tempi – ad interpretazioni e letture contraddittorie e ambigue ed a conseguenti strumentalizzazioni. Di qui la necessità di continuare a raccogliere dati e testimonianze, per far ulteriore luce su fatti e protagonisti, sulle singole azioni e responsabilità, in modo il più possibile obiettivo, rifuggendo toni epici e retorica degli eroismi – che spesso offuscano la verità storica ed impediscono di comprendere appieno un momento fondamentale della storia della nostra repubblica, incubatore della nostra democrazia e della storia più recente – ma anche l'ipocrita e falsa tendenza alla cosiddetta "pacificazione", che spesso altro non è se non un atteggiamento di comodo, un utile paravento dietro al quale nascondere le verità più atroci e le singole responsabilità. Certi fatti non si possono dimenticare e nemmeno la morte dà diritto all'assoluzione dalle colpe di cui ci si è macchiati da vivi (il caso Priebke è esemplare in tal senso). Un'ultima considerazione sul tema della responsabilità individuale e collettiva: se per un verso la posizione di coloro che, per codardia e umana debolezza, permisero certi crimini (molti furono i civili italiani che durante gli anni bui del fascismo e poi nel corso della guerra si girarono dall'altra parte, non ebbero il coraggio di opporsi agli innumerevoli orrori di cui erano testimoni, così come accadeva in altri Paesi soggetti a regimi dittatoriali nel secolo scorso ed ancora oggi accade in diverse parti del mondo) non può essere messa sullo stesso piano di quella dei diretti protagonisti che quei crimini li commisero personalmente, per convinzione o con il pretesto dell'obbligo di obbedire agli ordini, è pur vero che la consapevole "cecità" e l'indifferenza di molti hanno consentito ad un regime sanguinario e liberticida di prosperare per ben due decenni. Non so come mi comporterei in una situazione analoga, ma so che il peso della responsabilità morale schiaccerebbe la mia coscienza e tormenterebbe le mie notti. Anna V.
Consiglio anche una breve visita nei dintorni di Basovizza
Paolo Bellavite
Continuando a negare le foibe non si rende certo giustizia a tutte le vittime della guerra
Silvana Manservisi Bellavite
Ma tutte le vittime della guerra non avranno mai giustizia.
chi nega le foibe? Non mi pare che se ne sia parlato l'altra sera! Forse però anche le foibe vanno inserite in un contesto storico, di cui le torture subite dagli antifascisti a Palmanova e il terrore patito dalla popolazione sono un tassello. Non credo che quando si parla di questo o della Risiera si neghi quello che è successo nel 43 e nel 45, ma è necessario ricostruire un quadro complessivo. Un dato è emerso: mentre delle foibe tutti avevano sentito parlare, della Caserma Piave nessuno o pochi tra il pubblico avevano notizia. Mi pare significativo. adg
"D:Definiamo le foibe. Chi ci è finito dentro?
R: (…) le persone "infoibate" furono alcune decine, e per queste morti ci furono nei mesi successivi dei processi e delle condanne, da cui risultava che si era trattato in genere di vendette personali nei confronti di spie o ritenute tali.
D: Che cosa significa oggi commemorare i morti delle foibe?
R: Come ho spiegato, commemorare i morti nelle foibe significa sostanzialmente commemorare rastrellatori fascisti e collaborazionisti del nazismo."
Queste risposte, che hanno dell'incredibile, sono state date dalla Kersevan (che definire studiosa o storica mi pare eccessivo, si sta parlando di una insegnante delle medie) durante una intervista facilmente reperibile on line. Vivo ancora nella speranza che gli organizzatori dell'incontro fossero all'oscuro delle nefaste e sconvolgenti idee diffuse da questa persona, immagino che a brevissimo uscirà un comunicato in cui si prendono le distanze da tali gravissime affermazioni. Se così non fosse, significa che questo forum e i suoi rappresentanti difendono, fiancheggiano e approvano una conclamata negazionista, che si fa vanto nell'umiliare la memoria di migliaia di morti, di centinaia di migliaia di sfollati, colpevoli solo di essere italiani. Offende i parenti, tra cui il sottoscritto, di queste vittime. Perpetua il dolore di chi non ha solo sofferto la perdita dei propri cari, della propria casa e della propria terra, ma anche e soprattutto ha dovuto subire l'oblio di quanto avvenuto, per motivi politici, per tanti, troppi decenni in una repubblichetta vile e complice. Dare spazio a personaggi del genere non è "dialogo", ma il miglior modo per riacutizzare ferite non ancora rimarginate.
Lorenzo B.
Non so se si sia parlato di foibe, ma non potete ignorare le teorie della Kersevan secondo la quale le foibe rappresentano “solo” l’eliminazione di pochi fascisti e non una violenta repressione di coloro che erano sospettati di opporsi al progetto comunista, in larga parte Italiani ma non solo.
Che poi tutti conoscano le foibe forse è vero a Gorizia (anche per le testimonianze dirette di chi ha assistito alla tragedia) ma per il resto dell’Italia è stato un argomento tabù fino agli anni novanta. Solo dopo il crollo del comunismo dell’89 c’è stata una ripresa di interesse sia politico che storico sul tema.
E solo nel 2004, dopo quasi 60 anni dalla fine della guerra, è stato istituito il Giorno del ricordo “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”.
Silvana Manservisi Bellavite
Scusa Paolo, mi spieghi cosa centra l'invito a visitare Basovizza (che peraltro conosco assai bene), quando l'argomento trattato è un libro dedicato a un campo di prigionia e tortura per partigiani arrestati e condotti a Palmanova fra l'autunno del '44 e l'aprile del '45?
Se poi vogliamo offrire suggerimenti di visite ai luoghi delle violenze di guerra, purtroppo temo che l'elenco sia assai lungo: peraltro in loco ci sono ottime associazioni – come per esempio la slovena-italiana Concordia et pax, il Forum per Gorizia, le riviste Isonzo-Soča o Iniziativa Isontina e tanti altre – che propongono dei percorsi di memoria in grado di superare le sanguinose contrapposizioni del Novecento e costruire, oggi, un mondo migliore intorno a un confine che non esiste più. Accogliendo con tenerezza ogni passata e presente sofferenza umana, analizzando con acume scientifico e serenità d'animo la sempre controversa documentazione storica ed evitando ogni par condicio dell'orrore…
ab
I signori Paolo Bellavite, Silvana Manservisi Bellavite e Lorenzo B. sono i veri negazionisti. Sono fra coloro che, al grido di "Foibe!", con settantennale protervia impedito di far piena luce non solo su episodi come quelli accaduti nella caserma Piave di Palmanova, ma sui campi di concentramento fascisti di Gonars, Visco, Arbe, ecc., sulla Resistenza nel Goriziano, sulle stesse foibe e, in generale, su tutta la storia di queste terre. Perchè? Perchè sono reazionari, elegantemente razzisti, intellettualmente limitati. E' anche colpa loro se la Kersevan qualche volta è sopra le righe. Con loro non si può dialogare, ragionare, non ne sono capaci. "Non ti curar di lor ma guarda e passa". Dante è grande anche perchè ha classificato poeticamente certi tipi umani.
Teroldego Rotariano
mi pare discretamente ipocrita dichiarare di voler "costruire un mondo migliore, accogliendo con tenerezza ogni passata e presente sofferenza", e nel contempo invitare a parlare una conclamata negazionista, che non ha mai perso occasione per soffiare sul fuoco, infangare ed offendere gli infoibati ed i loro parenti, umiliare migliaia di esuli e negare (o peggio, giustificare) le sofferenze che questi hanno patito. Così non si costruisce proprio nessuna pace, si riaccendono e si riacutizzano dolori non ancora cicatrizzati. Lorenzo.
Caro Teroldego, noi abbiamo firmato con i nostri nomi, lei no: ha forse qualcosa da nascondere?
Silvana Manservisi Bellavite
Cara signora Silvana, se avesse letto con attenzione il mio intervento avrebbe anche notato che non mi sono rivolto a lei personalmente ma ai lettori di questo blog. I quali penso sappiano bene che qui possono intervenire cani e porci, anonimi e anime "belle" come lei. Comunque le rispondo: io di cose da nescondere ne ho parecchie, lei no? E il signor Lorenzo B. non ne ha di cose da nascondere? Anch'io potevo firmarmi Tizio C. Perchè non ha fatto la stessa domanda che a fatto a me al signor Lorenzo? Intanto rispondo io, poi se vuole può rispondere anche lei: perchè non ha argomenti sul tema di cui si discute e preferisce sviare (maldestramente) l'attenzione di chi legge. Se fossi Dante la metterei in Purgatorio (in fondo sono buono) fra i negazionisti minimalisti. T.R.
Allora quelli che scrivono qui di sopra saranno certo d'accordo con la legge che comminerà sino a sette anni di carcere a chi è "negazionista". Così la Kersevan non potrà più parlare, ma non potrà neppure parlare chi sottovaluta e nega quello che molti storici di livello nazionale, non poveri insegnanti delle medie disprezzati dal nostro interlocutore che vuole discutere solo con gli Accademici, chiamano "razzismo antislavo". Tra un po' staremo veramente tutti zitti e buoni per non essere accusati di inneggiare al totalitarismo, di destra e di sinistra e potremo contemplare con serenità la bontà della democrazia.
Mi ha molto colpito nel libro la violenza atroce che hanno subito i partigiani nella caserma Piave, squartare i corpi dei con i cavalli è qualcosa di indicibile…Vito Dalò