Martedì 19 novembre, alle 18 in via Ascoli 10: incontro con il direttore Dario Stasi e l’editore Boris Peric intorno allo straordinario traguardo dei cento numeri del periodico Isonzo/Soča
Finita la guerra fredda, chiusa la stagione della zona franca e dell’assistenzialismo, caduti i muri le reti e i muretti, l’unica ma straordinaria chance in un territorio come il nostro è quella di pensar-si uniti nella ricchezza delle diversità.
Con ciò non si vuol dire un qualcosa di originale: il dialogo sul e oltre il vecchio confine è stato promosso e portato avanti da molti soggetti: tra essi non certamente ultimo il periodico che festeggiamo, con i suoi cento numeri ricchi di proposte, analisi storiche, prospettive per il futuro.
Quello che invece è indispensabile è un salto di qualità, a partire da alcune constatazioni.
1. Nonostante la buona volontà, il dialogo tra sloveni e italiani in Italia e in Slovenia deve ancora compiere molti passi. I patti transfrontalieri e il gect non sembrano aver generato una cultura dell’incontro e della reciprocità; le idee mirabolanti (punto nascita, metropolitana leggera, solo per portare un paio d’esempi) si scontrano con la realtà di risorse molto limitate; la conoscenza della lingua e della cultura del vicino è ancora molto carente – quasi totale l’ignoranza sui rispettivi “vicini” da parte italiana. Gli stessi lodevoli tentativi di Isonzo/Soča, ma anche del mondo cattolico (in particolare intorno alla rivista Iniziativa Isontina) e di quello della “sinistra” goriziana, si scontrano con la difficoltà di “costruire insieme” agli interlocutori che vivono a Nova Gorica e dintorni. Gli unici che sembrano aver oltrepassato le barriere sono i clienti dei grandi e convenienti centri commerciali, ma la loro presenza in Slovenia non sembra portare particolari contributi al ri-pensamento del territorio.
2. Il Forum per Gorizia ha avviato un percorso del tutto nuovo, nella convinzione che gli strumenti operativi non sono causa, ma conseguenza di relazioni già esistenti. L’idea di fondo è che la riflessione sul Novecento, l’analisi urbanistica, la rivisitazione del welfare e delle politiche ambientali, la costruzione di uno sviluppo sostenibile di qua e di là del vecchio confine, siano possibili solo a partire dall’intrecciare rapporti di collaborazione e amicizia “alla base” tra le persone. Per questo l’associazione non si propone come uno dei tanti soggetti culturali della città, ma come un ambito di lettura del territorio a partire dalle relazioni interpersonali. Il corso di sloveno, l’approfondimento insieme delle vicende storiche dell’ultimo secolo, a condivisione della sede con realtà associative e sociali di Nova Gorica, la valorizzazione del periodico bilingue della salute mentale Nuove Strade/Nove Poti, la conoscenza delle rispettive letterature, del cinema, delle novità artistiche, la condivisione delle preoccupazioni politiche… tutto ciò fa parte di un progetto, o di una rete di progetti che a lunga distanza potrebbe perfino portare anche nell’agone politico locale una proposta condivisa, un “marchio” unitario da presentare in modo condiviso alle amministrative slovene del 2016 e italiane del 2017.
Utopia? Sì, ma solo se con questo termine si intende un orizzonte verso il quale tendere, con convinzione, fiducia e consapevolezza.
Andrea Bellavite
Utopia sei benvenuta, anche perchè noi abbiamo dei geronti pesantissimi che con le loro impronte da dinosauri hanno intaccato pesantemente l'ambiente, da tanti punti di vista. Ne elenco due. a) dopo anni che denunciamo lo scempio del territorio, si apre il superipermercato a villesse. Il sindaco Romoli come si è espresso? Di Gherghetta già conosciamo l'odio per le boutique del centro. Nessuno dice niente? non sono un po' tardive le attuali prese di posizione? b) Oggi sul Piccolo leggo che un inquisito per reati bancari viene proposto per ricoprire una carica in camera di commercio. Nè lui fa un passo indietro, nè chi lo sostiene si pone il problema che non sia opportuno. Questo, insieme al calo demografico, alle continue chiusure, alla classe politica più stabile del mondo che Kim il Sung, Breznev, il Grande Timoniere ci invidierebbero se non fossero morti, rende necessaria una forte scossa, anzi, scosson. Va bene ciò che tu dici, ma dobbiamo anche andare a fondo del perchè il goriziano, negli ultimi anni, e con le debite eccezioni, abbia prodotto così poco e , secondo me, dobbiamo costruire, anche per le prossime elezioni, una reale alternativa. adg