E’ facile prevedere che il referendum in Crimea avra’ un risultato scontato e che la stragrande maggioranza dei votanti scegliera’ l’indipendenza e il legame con Mosca piuttosto che con Kiev. E’ altrettanto facile, purtroppo, prevedere conseguenze poco felici, in particolare dopo le prese di posizione degli USA e dell’Unione Europea a favore dei manifestanti di Piazza Maidan e contro ogni ingerenza russa. Come accade sempre piu’ spesso, le scelte di politica internazionale sono determinate dalla necessita’ di garantire grandi interessi economici, non certo dalla ricerca delle soluzioni piu’ corrispondenti ai diritti della persona e alla liberta’ dei popoli. E cosi’, pur consapevoli delle non certo ignote mire espansionistiche e antidemocratiche di Putin e delle molto poco chiare “paternita’” della “rivoluzione ucraina”, le diplomazie “occidentali” si avventurano su un terreno alquanto minato: dopo aver sostenuto in tutti i modi possibili – per esempio con gli interventi armati in Kosovo, in Bosnia e anche, la prima volta, in Iraq – l’autodeterminazione delle Nazioni, si preparano a una “linea del Piave” per contrastare l’autodeterminazione della Crimea e non innervosire quell’Ucraina attraverso la quale transita molta parte del gas diretto nei Paesi dell’Unione. Una linea del Piave che si spera rimanga soltanto a livello diplomatico e non degeneri… Per il momento, non si puo’ che constatare la presenza di una nuova zona del mondo destabilizzata, dopo le tante gia’ avviate sulla stessa strada dall’inizio della guerra infinita di bushiana memoria, o meglio, dai tempi lontani della “caduta dei Muri”.
Putin si fa forte dell'autodeterminazione del Kosovo appoggiata dagli americani. Ora con la Crimea e le sue intenzioni di annessione sto dalla sua parte.
Paolo Nanut
ed intanto a Kiev gli Americani hanno dislocato diversi soldati provenienti dalla Slovenia!