“Il mio Papa”: è il settimanale che Mondadori dedica a colui che “ha conquistato tutti”. Sì, proprio così: settimana per settimana si può seguire tutto ciò che fa “Papa Francesco” (all’inizio preferì la più importante e semplice dizione “vescovo di Roma”). Interessante no? Un’editrice fortemente connotata politicamente e culturalmente – che in altri tempi aveva sponsorizzato “il mio papi” – “lancia” sul mercato un prodotto all’apparenza scomodo, si fa (apparentemente) portavoce di una posizione che tradizionalmente dovrebbe essere controcorrente, a tutti i livelli. Scorrendo i titoli che indicano gli articoli più importanti dei primi “numeri”, si trova la spiegazione: del Papa i lettori troveranno “le parole più belle, le foto più emozionanti” e potranno conoscere il look, la “fede” (sic) calcistica, i momenti più “lol” (= imprevisti con il vento). L’operazione – complice il prezzo di copertina di 0,50 euro – ha avuto un successo strepitoso e dopo poche settimane il giornale sbarca anche online. Va bene che la strategia comunicativa della Chiesa di Bergoglio punta evidentemente all’attrazione delle masse da parecchio tempo disaffezionate alle questioni religiose, ma non si sta un po’ esagerando? Non è che questo pressoché unanime consenso risulti un po’ contraddittorio con l’accorata notazione evangelica, “guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi” (Lc.6,22)? Soprattutto, non c’è il rischio che la simpatia e la semplicità di Francesco risultino – sicuramente contro le sue intenzioni – un formidabile tranquillante nel momento in cui il sistema economico mondiale impone ai popoli scelte drammatiche per il futuro stesso del Pianeta?
In fondo la sapienza teologica di Papa Ratzinger – clamorosamente affossato da “fuoco amico” – indicava una strada, una possibile soluzione alla sofferenza di un mondo che – secondo lui – aveva smarrito la strada verso l’autentico progresso non solo spirituale. Si poteva dissentire, ma si capiva bene verso dove egli proponeva di andare. Papa Bergoglio – dopo un inizio sorprendente, caratterizzato da proposte diametralmente opposte a quelle del predecessore (a Scalfari dichiara che “il proselitismo è una stupidaggine” e che è indispensabile il dialogo perché “non esiste nulla di assoluto”) – sembra aver accettato più miti consigli, limitandosi a dire con uno stile indiscutibilmente nuovo, affermazioni tutto sommato quasi ovvie: è meglio la pace che la guerra, non si devono giudicare gli altri, è meglio perdonare che vendicarsi, assumendo quotidianamente la “misericordina”. E così, non si comprende più bene quale sia la strada della Chiesa nel mondo, ma si può conoscere qualcosa che interessa molto di più le folle, per che squadra il Papa tiene, il numero di scarpe, il contenuto della sua valigetta o le emozioni affettive della sua gioventù… Difficilmente si potrà uscire da questo cliché, senza accettare il rischio di provocare un’ondata di gigantesca delusione.
Andrea Bellavite
E pensare che Gesù era portatore di messaggi rivoluzionari contrari alla tradizione dominante. Folle eversore, odiato da romani, ebrei e pure dal popolo che gli preferisce Barabba. Questo papa piace a tutti come Renzi, tanto che i due potrebbero congiungersi come Padre e Figlio e fare Don Matteo. Lo spirito santo però se ne vola ben lontano.