Il direttore del Centro Missionario Franco Gismano porta il saluto all’inizio dell’incontro |
L’assessore Guido Pettarin offre a Giuseppe Baldas un riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale |
Piacevole presentazione di libro, martedì sera, al Forum. Nell’ambito del percorso attraverso le persone che promuovono cultura a Gorizia, con la fattiva collaborazione del circolo culturale “Il Navarca” di Aiello del Friuli, si è portata sotto la lente l’esperienza del Centro Missionario di Gorizia. In particolare, davanti a un folto pubblico, è stato presentato il libro di Giuseppe Baldas, Gorizia: cronistoria della vita della missione, 1968-2013.
All’inizio, a sorpresa, l’assessore del Comune Guido Pettarin, ha voluto portare il saluto del sindaco e consegnare un’acquaforte di Franco Dugo, come segno di riconoscenza da parte dell’amministrazione comunale. Poi sono intervenuti con il proprio saluto l’attuale direttore del Centro Missionario Franco Gismano e Aurelio Pantanali, presidente de “Il Navarca”.
L’autore, direttore per ben 45 anni dell’azione missionaria dell’Arcidiocesi di Gorizia, ha ripercorso attraverso le immagini le tappe relative all’opera di evangelizzazione, ma soprattutto di promozione e servizio all’uomo: i centri agricoli, la scuola, la falegnameria, la tutela dell’infanzia, gli interventi di pace durante la guerra civile in Costa d’Avorio, la relazione e il sostegno ai missionari di origine goriziana operanti nei cinque Continenti, la sensibilizzazione sul territorio e i campi di lavoro per i giovani del territorio… Sono stati ricordati nomi, rievocati volti, sottolineate sensazioni ed emozioni, a partire dal lontano straordinario evento del “passaggio” per Gorizia di Raoul Follerau, l'”apostolo dei lebbrosi”: quell’indimenticabile frammento di ’68 goriziano aveva riempito le strade della città di bambini, giovani e adulti mobilitati con lo scopo comune di raccogliere carta e stracci “per i lebbrosi” della Costa d’Avorio.
Hanno portato la loro testimonianza anche la missionaria in Burkina Faso Ivana Cossar e Sergio Odoni, animatore dell’iniziativa di sostegno “Uomini come noi”, che ogni anno si tiene a Cervignano del Friuli.
Il tempo è stato come al solito un po’ tiranno. Al di là dello stupore per le autentiche “grandi opere” che sono state realizzate, sono rimasti irrisolti molti interrogativi, che potrebbero essere oggetto di un altro e diverso incontro: il senso della “missione”, quando il Vescovo Francesco definisce “il proselitismo, una stupidaggine”; i problemi irrisolti di chi da lontano viene a cercare pace e lavoro sul territorio, come giustamente ha osservato Alberto De Nadai all’inizio del dibattito; il rapporto tra giustizia e carità, quello tra evangelizzazione e rispetto delle specificità culturali. E tanto tanto altro… Ma appunto, sarà per un’altra volta!
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Ottima occasione per quanti non avevano prestato la dovuta attenzione a quest'opera, per conoscere meglio quanto è stato realizzato. Dall' esposizione è chiaramente emerso che i paesi della bassa friulana appartenenti alla Diocesi Goriziana, sono stati i veri protagonisti di tutto questo, in un azione corale di quella parte della diocesi che si estende oltre ai confini provinciali. La città di Gorizia invece, ha pagato ancora una volta il prezzo dei marginali personalismi.
Il tempo non ha consentito di approfondire l'azione svolta nell'istruzione scolastica e nella formazione professionale, per mettere in luce la grande valenza che tale azione ha avuto per la crescita e la permanenza di tanti giovani. Auspico pertanto che in futuro sia promosso un ulteriore incontro.