Il cementificio di Anhovo |
L’incontro che si è tenuto a Deskle qualche giorno fa è stato davvero importante. Roberto Covaz ha presentato il libro Amianto, i polmoni dei cantierini, davanti a un pubblico numeroso, attento e molto sensibile. Si è trattato infatti del primo contatto tra due realtà geograficamente molto vicine, accomunate dal medesimo grande problema, ma finora l’una all’altra sostanzialmente estranee. Da una parte infatti il responsabile della redazione goriziana del Piccolo ha portato la forte testimonianza relativa alle tragedie provocate dall’amianto nei Cantieri di Monfalcone, dall’altra si è rilevata l’alta incidenza dello stesso problema per ciò che concerne i lavoratori del cementificio di Anhovo. Anche lì, infatti, almeno fino agli inizi degli anni ’90, l’utilizzo dell’amianto era fatto normale, così come purtroppo è risultato tragicamente normale che centinaia di persone siano rimaste colpite dal mesotelioma. L’iniziativa dovrebbe costituire solo l’inizio di un percorso da portare avanti insieme – rispettive associazioni dei familiari, responsabili delle strutture lavorative, uomini della cultura e rappresentanti dell’informazione, referenti delle sanità – per raggiungere obiettivi comuni: la celebrazione e la conclusione dei processi, l’erogazione dei risarcimenti alle persone malate e ai familiari, soprattutto la realizzazione di un Centro di Riferimento – perché non inter-nazionale? – sanitario dedicato. Alla presentazione del libro, svoltasi nel Kulturni Dom di Deskle grazie soprattutto all’intermediazione di igor Komel e al servizio di traduzione di Aldo Rupel, hanno partecipato i rappresentanti sloveni dell’Associazione Esposti e del Sindacato, oltre a quelli del Kulturni Dom di Gorizia e del Forum per Gorizia.
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