Dopo una breve pausa, ritorna il blog del Forum, con tre riflessioni su un breve viaggio in Bosnia. (ab)
Villaggio nei pressi di Gračanica |
Ogni lembo di Bosnia trasmette sensazioni difficili da descrivere: le colline del nord ricordano quelle toscane o – più da vicino – quelle della Goriška Brda, anche se al posto dei vigneti ci sono grandi campi di fragole. Numerosi antichi castelli sono alti punti di osservazione, si possono immaginare i numerosi eserciti che si sono succeduti, le varie forme di dominio che si sono alternate.
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Cimitero musulmano, vicino alla strada principale |
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Moschea a Zenica |
La difficile coesistenza tra nazioni, culture e religioni è testimoniata dagli edifici di culto e dai cimiteri: in alcune zone, quelle abitate dai musulmani di Bosnia, è dominante la presenza delle moschee con aguzzi minareti; in altre, nei paesi dove vivono i serbo-bosniaci, sono più numerose le chiese ortodosse; e nelle zone abitate dai croati si vedono soprattutto, se non esclusivamente, quelle cattoliche. Nelle città più grandi i campanili e i minareti sono affiancati, a Sarajevo c’è anche un’antica sinagoga: le vicende politiche hanno portato questa terra, centro dei Balcani, alla ribalta del mondo.
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Sarajevo: il ponte dell’attentato del 28 giugno 1914 |
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L’arciduca Ferdinando e la moglie Sofia iniziano il loro ultimo viaggio |
Qui, con l’attentato del 28 giugno 1914, è stata accesa la miccia che ha portato alla prima guerra mondiale; dopo la dissoluzione degli Imperi, la Bosnia Erzegovina è stata inserita nel Regno di Slovenia, Croazia e Serbia, più tardi ribattezzato Regno di Jugoslavia; durante la seconda guerra mondiale, tra governo ustascia di Ante Pavelič, occupazione nazista e controllo da parte dell’Italia fascista, nei suoi boschi prende avvio il movimento di liberazione partigiano; dopo il secondo conflitto mondiale è stata una Repubblica della Confederazione Jugoslava, prima della dissoluzione e delle tragedie della prima metà degli anni ’90, in particolare dell’assedio di Sarajevo e della ricostruzione di uno Stato unitario, ma diviso di fatto al suo interno in due repubbliche e tre elementi nazionali: musulmano, serbo e croato. La situazione attuale è molto complessa: l’impressione del visitatore “di giornata” è di una specie di quiete dopo la tempesta, testimoniata dall’alternanza tra edifici che portano ancora evidenti i segni delle pallottole e case del tutto restaurate, con intonaci nuovi e delicati. Ma uno sguardo appena più profondo consente di percepire da una parte la naturale capacità di accoglienza della gente più semplice, dall’altra la tensione tuttora palpabile, che fa pensare a questa terra come a una delle tante “polveriere del mondo”.
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