Interessante convegno, quello che è stato organizzato lo scorso sabato da Libera, presso il Palazzo D’Aronco a Udine. Il tema “Vite in gioco” è stato trattato da molti punti di vista: se nel saluto iniziale il sindaco Honsell lo ha definito “tassa sulla stupidità”, il gioco d’azzardo si è rivelato in realtà l’occasione di giganteschi “affari”, all’interno dei quali lo Stato spende di fatto più di quanto guadagna, soltanto nella complessa e ipertecnologica lotta alla criminalità organizzata. I “numeri” relativi alle persone che si avvicinano ai giochi d’azzardo e ai proventi derivati sono impressionanti, in Italia 86 miliardi di incassi lordi nel 2012 (che corrisponde, più o meno a 1500 euro a testa), solo per riferire un dato ufficiale. Sono stati evidenziati in particolare i “trucchi” informatici ai quali ricorrono i “controllori” delle slot machine, per frodare il fisco con sofisticati e ben difficilmente controllabili programmi; ma anche per frodare il giocatore, al quale secondo disposizione di legge dovrebbe spettare potenzialmente il 75% degli incassi, cosa che assolutamente non accade quando il “sistema” è gestito da chi riesce a sfuggire ad ogni verifica. Interessante è stata anche l’analisi dei videopoker, con l’indicazione dei mezzi utilizzati per sfuggire a qualsiasi possibile analisi e con la constatazione che chi gioca online normalmente non è consapevole del fatto che il computer suo interlocutore gioca già conoscendo le sue carte. Al di là della questione etica, sono stati trattati anche i temi relativi alla prevenzione e alla formazione, soprattutto dei giovani, ma da tutti gli interventi è stato rilevato come sia difficile che uno Stato di fatto interessato ai grandi proventi dell’azzardo, possa essere anche contemporaneamente impegnato a contrastare efficacemente il gioco. Un’ultima notazione, fra le mille che si dovrebbero sottolineare: parlando di chi non riesce più a staccarsi dal gioco, si è suggerito il superamento della parola “ludopatia”, tendente a qualificare come sofferenza psichica qualunque forma di gioco, elemento invece indispensabile all’equilibrio della persona. Il termine scientifico da utilizzare è “gioco d’azzardo patologico”, malessere psichico riconosciuto già dagli anni ’80 del Novecento. Da segnare nel proprio vocabolario personale: i cambiamenti più profondi iniziano anche dalla conoscenza del significato delle parole.
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