Il copione è sempre lo stesso, da decenni.
Uno dei pezzi sopravvissuti dalla Gorizia dell’assistenzialismo postbellico viene staccato e si producono più o meno sempre gli stessi effetti. Centro sinistra e centro destra. Ci si straccia le vesti, si inveisce contro Trieste e Udine, un po’ contro Monfalcone e un po’ meno contro la Slovenija, dal sostegno della quale ci si attende qualche aiuto inatteso. Chi non ricorda le infuocate assemblee all'(ormai chiuso) Auditorium di Via Roma nella breve epoca brancatiana? E come non ricordare le performance podistiche e le minacce di occupazione del governo regionale nella più recente e ormai lunga era romoliana?
Risultato di queste vibranti proteste? Nessuno, solo l’attesa del taglio successivo.
Eppure… Eppure Gorizia avrebbe potuto prosperare, invertire il declino e anche l’impietosa sequenza dei numeri che parlano di un impressionante calo demografico. Lo avrebbe potuto, se i cittadini e i loro rappresentanti politici avessero preso sul serio due possibilità: quella di collaborare con i vicini comuni sloveni e gli altri della sopprimenda provincia, non sull’una o sull’altra iniziativa, ma sull’elaborazione di un progetto unitario, di un punto franco internazionale; e quella di individuare una o due specifiche qualità sulle quali investire tempo ed energie, non “contro” gli altri cattivoni che vogliono papparsi tutto ciò che resta, ma “insieme” ad essi, chiedendo e ottenendo sostegno.
Non è un’idea nuova, qualcosa si era mosso oltre una ventina d’anni fa, quando con lungimiranza Darko Bratina aveva preconizzato le conseguenze degli allora ancora incredibili, ma già prossimi scenari geopolitici e aveva – insieme ad altri – proposto il progetto di una sanità transfrontaliera incentrata su pochi e iperspecializzati reparti e discipline. La sciagurata scelta del San Giovanni di Dio – sottoscritta anche da chi, allora seduto nelle stanze decisionali della Regione, oggi si propone come il campione locale di stracciamento di vesti – segnò la fine di quell’illuminata prospettiva.
E’ troppo tardi? tardi di sicuro è, ma forse non troppo. Ci sono due anni e mezzo di tempo per dare forma a un progetto politico per il territorio goriziano, condiviso con i “vicini” e sostenibile in sede elettorale, sia a Gorizia che a Nova Gorica. Un progetto da centravanti e non da difensori o portieri, per usare anche in questo contesto la stra-abusata metafora in tempo di “mondiali”.
ab
Ma cosa aspettarci da questa opposizione che non dice nulla in merito alla stipula di una convenzione tra l'ISIG (ormai con l'acqua alla gola) ed un parroco, per "iniziare una collaborazione, in favore dei giovani soprattutto della sua parrocchia, quale tramite per avere un lavoro retribuito. Retribuito da chi? Dalle istituzioni pubbliche logicamente! Ma per " candidarsi dovranno contattare il parroco scrivendo al suo indirizzo di posta elettronica. E sara quindi lui che farà da "filtro" dell'istituto che vive di finanziamenti pubblici a dire chi si e chi no! Ma dove siamo arrivati? "Gruppi di opposizione battete un colpo se ci siete" esortava la adg pochi giorni fa. Mi sembra tutto fin troppo chiaro!
Hai stra ragione. Anni fa erano contro l'ospedale unico, perchè, tutti, a favore del loro campanile, senza pensare un attimo al "bene comune". Eppure già allora si erano evidenziati gli sprechi e l'insostenibilità della cosa, ma tanto il grasso colava e si poteva ancora stampare carta moneta, poi hanno aperto lo zircone del nord est, con la slovenia non hanno fatto nulla perchè nascere di là gli metteva i brrrrividi, come aveva detto sul Piccolo un medico sloveno, e adesso minacciano sconquassi. Ma per favore!