E’ da parecchio tempo che Gorizia viene descritta come una città dalla quale non emergono proposte per il futuro, ma soltanto lamentele per i continui “tagli”. In effetti, cancellati i “benefici” derivati dalla collocazione geo-politica nella seconda metà del Novecento, l’impressione è quella di un piano inclinato sul quale il tutto scivola sempre più velocemente verso la marginalizzazione.
E’ difficile sintetizzare cause e prospettive, tuttavia si può tentare qualche osservazione, anche soltanto per aprire un dibattito nel cuore di questa piovosa estate.
Anzitutto chi amministra attualmente la città è parte di quella classe dirigente che negli anni delle “vacche grasse” ha compiuto le scelte decisive che stanno alla radice della situazione attuale: l’esempio della sanità è immediatamente evidente, ma i campi sono anche altri, non ultimo quello della diffidenza pregiudiziale nei confronti dei “vicini”, dai tempi in cui esisteva ancora la Jugoslavia a quelli della Slovenia, almeno fino al 2004. L’anomalia consiste nel fatto che chi ha contribuito in modo importante a creare questa situazione, si presenta ora come paladino della contestazione e difensore della città dai “soprusi” della Regione.
In secondo luogo le “anime culturali” della città, quelle che negli anni precedenti il ’90 avevano elaborato promettenti proposte e inascoltate strategie, nel momento in cui avrebbero potuto realizzare i propri grandi obiettivi, si sono ignorate fra loro, quando non esplicitamente ostacolate. In particolare, il mondo della sinistra (comprendendo quello che oggi si chiama centro sinistra), il pianeta cattolico e la componente slovena della popolazione goriziana. Il primo ha scontato le divisioni regionali e nazionali, il secondo si è trovato in evidente difficoltà nel ruolo di “com-primario” temendo di perdere il controllo della situazione, il terzo ha pagato le divisioni interne non favorendo di fatto la costruzione di quel “ponte” politico che avrebbe potuto essere il luogo ideale per pensare ed edificare, uniti nella valorizzazione delle diversità, la Gorica (Stara e Nova). Nelle ultime elezioni amministrative e in quelle del 2007 si arrivò alle soglie di un clamoroso ballottaggio, vanificato a favore della destra soprattutto dal “fuoco amico”. Quanto sarebbe cambiata la situazione se, sette anni fa, 241 elettori su oltre 20mila non avessero messo la crocetta sul nome dell’attuale sindaco! Ma, come si suol dire, se mia nonna avesse le ruote…
La pressoché totale assenza, prima di lungimiranza e poi di progettualità, della destra; la difficoltà a confrontarsi tra le differenti concezioni del mondo e a elaborare percorsi che prevedano la stima reciproca tra le componenti della sinistra… sono tra i motivi che hanno reso così poco attraente il presente e – purtroppo! – non inducono a grandi ottimismi per il futuro.
ab
Se ce l'ha fatta Messina a girare pagina, ce la farà anche Gorizia. Il problema è muoversi in modo intelligente trovando candidati giusti e programmi credibili.