La vicenda dei nomi presenti sul monumento del Parco della Rimembranza non corrispondenti a persone effettivamente mai tornate dopo la deportazione è veramente inquietante.
Come è possibile che si sia commesso un errore simile? Chi ha commissionato e realizzato il manufatto – in epoca abbastanza recente e quindi con tutti gli strumenti per non incorrere in sbagli del genere – non ha compiuto un’indispensabile verifica storica?
Non si tratta di “sminuire la gravità dei fatti”, come giustamente ripetono coloro che hanno evidenziato l’inghippo. No, certo, la triste contabilità qui non centra nulla: tuttavia inserire decine di nomi “sbagliati” su un “segno” divenuto uno dei simboli della storia del Novecento goriziano è espressione o di preoccupante superficialità o di inaccettabile strumentalizzazione.
Insomma, la questione orienta a riprendere in mano con serenità la proposta di molti storici, quella di rivedere con serietà e acume scientifico i fatti accaduti sul confine orientale: alla sofferenza di quei tempi è dovuto lo sforzo di un’analisi critica e sistematica. Senza censure o condanne pregiudiziali nei confronti di chi, faticosamente, cerca di ricostruire un quadro comprensibile e documentato degli avvenimenti accaduti.
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Molti anni fa Giuseppe Lorenzon ricostruì i nomi di 99 persone erroneamente trascritte sul lapidario. Si trattava di militari, impiegati che erano transitati per Gorizia e da lì si erano allontanati, o soldati che, tornati dal fronte, erano andati a casa, senza più ripassare per Gorizia. Più volte interpellati i sindaci di allora non diedero risposta alla richiesa di Lorenzon di togliere quei nomi: non dissero affatto che Lorenzon non aveva ragione: la ricerca era documentatissima, ma cassarono le sue richieste di cancellazione di nomi (tra i quali figuravano ben 5 partigiani!) per amor di quieto vivere. Meglio andò a Ugo Scarpin che, vivo e vegeto, si fece fotografare davanti al lapidario e di cui poi il figlio ottenne la cancellazione del suo nome dal monumento.
Sono errori che si spiegano quando vengono, ad esempio, utilizzati elenchi della Croce Rossa che segnala tutti i dispersi da una città, senza indicarne i motivi. Adesso, con le tecniche che ci sono, i computer, le possibilità di incrociare i dati, magari il sindaco, in qualità di assessore alla cultura, potrebbe assegnare una borsa di studio ad un giovane che andasse ad Ancona per controllare altri eventuali sbarchi avvenuti nell'immediato secondo dopoguerra e verificasse i nomi sul lapidario.Io credo che questo si debba innanzitutto alla verità, e in secondo luogo a quelli che sono stati realmente eliminati e che, con tutti quasti dubbi e scoperte, rischiano che quel monumento non sia considerato altro che un manufatto della guerra fredda. Dunque VERITA' è quella che tutti devono volere, da destra e da sinistra. Nè si dica che il numero non ha importanza e che comunque la gente è morta. Questo è vero, ma innanzitutto i numeri contano: ricordo che in alcuni testi, per fortuna ormai pochi, si parlava addirittura di genocidio degli italiani ad opera degli slavi, secondo perchè su quel monumento si è costruita un'intera politica culturale e l'immagine di una città. Ciò è dimostrato ad esempio dalla chiarezza del lapidario nelle sue scritte e dalla genericità e dall'invisibilità della targa per i fucilati al Castello, di cui pochissimi, prima della manifestazione dell'ANPI di quest anno sapevano qualcosa: 50 giovani, soprattutto, ma non esclusivamente, sloveni, morti perchè combattevano contro i fascisti ed i tedeschi. Di loro non è stato scritto il nome sull'invisibile targa posta nel sempre chiuso cortile delle milizie: li abbiamo dovuti declamare noi, durante la cerimonia. adg PS Complimenti agli autori del libro sulla Guardia di Finanza, che hanno permesso questo approfondimento. Subito in libreria per acquistarlo!!
Ci vuole la pace per capire, perchè le emozioni sanguinanti si raffreddino, e si scorgano le crudeltà e gli orrori del genocidio nazi-fascista. Purtroppo il nazi-fascismo è risorgente, e l'Europa adesso pensa di integrare il neo-nazionalismo Ucraino, coltivato a Monaco di Baviera e negli USA per moltissimi decenni, con una associazione strana all'Europa. La nostra politica estera e prona agli Usa, non ha niente di Europeo, usa il nazionalismo di destra in Ucraina, per fare la pulizia etnica della popolazione del Donbass che si esprime in russo. Purtroppo, di tutte queste nuove linee gotiche tracciate al confine con la Russia, pagheremo anche noi inermi cittadini che dobbiamo subire le politiche dell'Italicum maggioritario, dell'ex- Porcellum e anche del grillesco Democratellum, senza poter decidere nulla, dovendo solo subire i nominati di questa marcia casta che non accenna ad andarsene mai. Intanto vi consiglio ancora di andarvi a vedere il sito di Pandora Tv.it di Giulietto Chiesa per rinfrescarvi le idee su quanto accade nel Pianeta e non ci viene detto dai media asserviti al potere. E non ditemi che tutto questo non c'entra con la lapide del castello perchè è sempre la stessa storia, come quella del 1915/1918.