Monteriggioni |
Nella valle dell’Arbia |
Processione Madonna del Carmine a Viterbo |
Otto giorni a piedi, da San Gimignano a Roma. Circa 300 km, 35-45 al giorno (ma ci si può organizzare anche con tappe meno impegnative), attraversando le splendide colline toscane e gli affascinanti paesaggi del Lazio. E’ l’ultima parte della Via “Francigena”, percorsa per la prima volta da Roma a Canterbury oltre mille anni fa da tal vescovo Sigerico, che ebbe l’idea di tenere una specie di diario di viaggio. Solo per rimanere a questi ultimi giorni di cammino, si attraversano città come la stessa San Gimignano, Monteriggioni, Siena, Radicofani, Bolsena, Viterbo, Sutri, tutti luoghi carichi di storia e di leggenda. Il percorso è piacevole, anche se i continui saliscendi richiedono un minimo di allenamento e anche di buona resistenza al caldo: verso Roma la vegetazione si dirada e spesso i sentieri sterrati sono riarsi dal sole. Ma la soddisfazione che si ha oltrepassando Monte Mario e trovandosi davanti l’intera “città eterna” ripaga abbondantemente di tutti gli sforzi. Fin troppo ben segnalata (almeno tre colori principali indicano il percorso, a volte in completa divergenza l’uno dall’altro), con ottimi luoghi di rifugio a prezzi veramente bassi, come mai una simile esperienza non raccoglie lo strepitoso successo del più famoso “Camino” di Compostela? Forse per due motivi: il primo è che ancora non si è riusciti a ovviare ad alcuni “buchi” del percorso. Se è vero che tutto è meraviglioso, camminando solitari nella Natura amica, c’è qualche eccezione: un giorno sulla via Emilia, poche ora sull’Aurelia e un’ora – cinque chilometri in tutto – sulla Cassia a quattro corsie, mettono a dura prova la tensione nervosa del viandante e l’assistenza costante da parte degli angeli custodi. Le macchine sfrecciano a pochi centimetri dagli zaini e non resta che accelerare il passo e incrociare le dita. Il secondo è che il turismo slow in Italia non è ancora ben valorizzato: a differenza che in Spagna, sono per esempio pochissimi i ristoranti convenzionati dove poter cenare a prezzo “di pellegrino” e un percorso così importante non riesce ad “attrarre” più di una media di tre-quattro camminatori al giorno (in estate le partenze dalla Francia o da Roncisvalle per Santiago si contano ormai a centinaia). Molto interessante è sempre il racconto dei compagni di cammino, che si incontrano la sera nei rifugi: i francesi provenienti a piedi da Parigi, Reims e Besancon; l’australiano solitario; la coppia olandese partita da casa per raggiungere Roma; le due ragazze italiane che festeggiano la loro “matura” in modo indubbiamente originale; il pastore protestante americano trapiantato in Svizzera, in cammino insieme alla figlia, entrambi con un sorriso capace di infondere pace anche al cuore più angustiato…
Quello di quanto sia importante il “turismo lento” è un insegnamento che vale anche dalle nostre parti, dove una natura meravigliosa (si pensi alla futuribile ciclabile dalle sorgenti alla foce dell’Isonzo) si accompagna all’arte e all’enogastronomia: un vero paradiso per ciclisti e pellegrini, come già dimostrato dal crescente successo dell’ormai consolidato Cammino Celeste, 10 giorni a piedi da Aquileia al Monte Lussari. Ma occorre crederci, per ottenere dei risultati confortanti.
ab
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