Oggi il Vescovo di Roma Francesco visita il cimitero militare austro-ungarico di Fogliano e presiede la Messa sul selciato del sacrario militare di Redipuglia. Il volto benedicente e sorridente del fratello brat fradi che saluta i cittadini della provincia di Gorizia non può far dimenticare che quella del Centenario è la celebrazione di un orrore. L’iniziativa è organizzata dalle Forze Armate e dall’Ordinariato militare per ricordare “i caduti di tutte le guerre” e per lanciare un messaggio di pace e fraternità fra i popoli.
La guerra non l’hanno certo voluta i milioni di giovani che hanno perso la vita in combattimento e neppure gli altrettanti milioni di civili (chissà perché, quasi mai ricordati, quasi che la prima guerra mondiale avesse interessato soltanto i soldati) morti sotto le bombe o a causa degli effetti collaterali (fame e malattie correlate).
L’hanno voluta i padroni del vapore del tempo che hanno preferito trascinare l’Europa sulla soglia del suicidio piuttosto che cercare soluzioni diplomatiche; l’hanno resa possibile i mezzi di comunicazione sociale che sono riusciti a far passare per “nemico” di dio, della patria e della famiglia chi faceva parte dello stesso dio, della stessa patria e della stessa famiglia; l’hanno resa così assurda e sanguinosa i comandanti militari, direttamente responsabili della tragica sorte di chi più o meno liberamente è stato schierato nelle trincee e della riduzione a cumulo di rovine di intere città.
Il selciato del sacrario di Redipuglia è di nuovo protagonista, dopo la notte del grande concerto estivo di Muti. Oltre che momenti di memoria dei “caduti” e di generico appello alla pace e concordia fra i popoli, questi istanti sotto i riflettori mediatici mondiali siano anche una richiesta di perdono a tutti i 37 milioni di morti, da parte dei vertici politici e militari, per la catastrofe determinata dalle scelte dei loro predecessori.
Solo riconoscendo che l’uso delle armi è stata un terribile errore e la prima guerra un’orrendissima catastrofe, sarà possibile prendere in considerazione la proposta di un percorso non-violento di uscita anche dai drammatici problemi attuali. Sembra tuttavia difficile che un evento organizzato dalle Forze Armate diventi un atto di denuncia di ciò che i Governi del tempo e le stesse Forze Armate hanno provocato, nella prima guerra mondiale.
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