Forse quest’anno i “Gusti di Frontiera” saranno qualcosa di più che una mega-sagra, peraltro divertente e piena di sapori. Il “di più” è portato dalla presenza dei rifugiati afghani, residenti nelle tende di Via Brass e nei primi centri di accoglienza predisposti in città. Sono dei grandi esperti di “frontiere” e ricordano a tutti che esse sono ancora delle barriere difficili da oltrepassare: le loro storie sono piene di confini superati in modo rocambolesco e del “gusto” di riuscire a sopravvivere. Oltre la guerra, la persecuzione, le angherie dei trafficanti di persone, le diffidenze degli autoctoni…
Francamente l’inattesa “zona afghana” si colloca nel contesto della festa almeno a pari titolo di quelle francesi, inglesi o brasiliane: sarebbe bello se il Comune invitasse ufficialmente gli ospiti della tendopoli a partecipare alla gioia della città. E non solo loro, ma anche quelli che in questo periodo fanno più fatica a far quadrare i bilanci affossati dalla crisi.
Con quali mezzi? Per esempio, pubblicizzando per chi lo desidera la possibilità di “offrire” volontariamente un pasto in più e curando la distribuzione di corrispondenti “buoni” agli amici afghani e a chi ne ha bisogno…
Non esiste autentica gioia che non sia radicata nel mistero del dolore umano: Gusti di Frontiera acquista un nuovo e profondo significato, nel momento in cui non propone solo evasione e oblio dei problemi, ma diventa bella occasione di amichevole e costruttiva inclusione e ricerca insieme di sostenibili soluzioni. Anche, perché no?, condividendo i sapori e i profumi delle pietanze “di frontiera”. Che sia davvero festa per tutti!
ab
Ideona! Se fosse possibile, sarebbe meraviglioso!!!!!