Veramente sconvolgente la proiezione del film “Scemi di guerra”, proposto martedì sera dal Forum per Gorizia, nell’ambito del ciclo di incontri dedicato al “Novecento Inedito”.
Le immagini hanno presentato il caso di centinaia di migliaia di persone, la cui mente è rimasta sconvolta dai bombardamenti e dall’orrore della guerra di trincea. E hanno anche documentato gli sforzi degli psichiatri del tempo, finalizzati non alla riabilitazione delle persone, ma al risistemare con tutti i mezzi possibili la psiche al fine di inviare nuovamente i malcapitati al fronte. I sopravvissuti ai metodi di cura a dir poco spaventosi, al termine del conflitto sono rimasti chiusi nei manicomi, scontando di fatto la morte vivendo.
Nel corso del dibattito, guidato dallo psicoterapeuta Rodolfo Picciulin, sono intervenuti molti “spettatori”, interrogandosi sul concetto di “follia” e di sanità mentale , in rapporto alla guerra.
Che la guerra generi follia, è evidente e il film lo ha dimostrato, notando fra l’altro che il 45% dei soldati americani impegnati nelle guerre in Iraq ha successivamente mostrato segni di grave disagio psichico. Ma è proprio vero che – come ha detto Francesco nel citatissimo discorso di Redipuglia – “la guerra è una follia”? Cioè i centomila del sacrario, gli otto milioni di soldati morti su tutto il fronte, i loro strateghi militari, i politici che l’hanno decisa, gli industriali che hanno prodotto le armi, gli intellettuali, i filosofi e i poeti che l’hanno decantata, i vescovi e i preti (ma non il papa Benedetto XV, l’unico pontefice ad aver suggerito alternative concrete all’uso delle armi) che hanno benedetto i rispettivi cannoni… tutti questi sono stati vittima di un’allucinazione collettiva, di un incontrollabile impulso di estrema violenza?
Non è meglio invece affermare che la guerra è molto razionale, fin troppo razionale; che la sua dichiarazione corrisponde a precisi disegni e interessi; che le strategie con la quale viene combattuta sono il frutto di studi e ricerche approfondite? La guerra non è una follia, è un azione degli uomini, determinata dall’esercizio della loro intelligenza e dalla libertà della loro coscienza.
Solo così si può combattere la guerra, non come un’ineluttabile pazzia collettiva, ma come atto razionale al quale è possibile contrapporre un diverso e alternativo atto razionale. Per esempio la scelta della nonviolenza gandhiana (ed evangelica), che presuppone la disponibilità a farsi uccidere piuttosto che usare le armi, l’auspicio di un disarmo totale e generale da conseguire attraverso il sacrificio della propria vita e anche di quella del proprio gruppo.
E’ possibile contrastare la guerra con la non-violenza attiva? E’ un’idea razionale? Oppure, come tanti pensano, questa sì, è una follia?
Ecco, forse era questa la parola in più che qualcuno si aspettava a Redipuglia: “La guerra è una follia. Dunque, fine degli eserciti, distruzione di tutti gli arsenali militari, risoluzione delle controversie con l’unico modello razionale, ovvero la scelta della non-violenza. Solo così le parole di Francesco non avrebbero ottenuto quel quasi unanime consenso che ne ha decretato di fatto l’inefficacia.
Andrea Bellavite
Se poche ore dopo il terremoto a L'Aquila ( lì si è saputo, ma chissà quante altre volte era già successo per eventi analoghi.. ) c'era chi se la rideva e si fregava le mani, pregustando già buoni affari, volete che una qualsiasi guerra-guerretta-guerrona non sia " razionalmente " ben accolta da tanti? Si può dire che ogni conflitto armato fa girare l'economia, crea posti di lavoro, determina profitto e diffonde reddito? Si può dire, senza che sia considerato vilipendio, che le pur apprezzabili parole del Papa non siano state adeguate e abbastanza forti? Si può dire che il praticamente unanime consenso ottenuto ( generali, capi di governo, presidente Ob..ush, mondo intero ), significa che non hanno infastidito nessuno, ma che, anche, non hanno fatto cambiare idea a chicchessia? Citando B.Brecht, si può dire ( senza alcun riferimento a Papa Francesco ) che non c'è assolutamente da fidarsi " quando chi sta in alto maledice la guerra "?
Cordiali saluti. Giorgio Mancini