La questione degli ottanta rifugiati che “albergano” sulle rive dell’Isonzo porta alla luce un fatto evidente: Gorizia, il Friuli Venezia Giulia, l’Italia e l’Europa non hanno la minima idea su come affrontare il problema dell’accoglienza dei profughi dalle guerre e dalle persecuzioni che si stanno verificando in tutto il mondo.
Le leggi nazionali dimostrano la loro totale inefficacia, seminando decine di migliaia di poveracci nelle periferie delle città: sono i rifugiati ancora in attesa di certificazione, che dopo sei mesi perdono il diritto a qualsiasi assistenza pubblica, pur senza perdere il diritto costituzionale ad essere accolti nei confini dello Stato. I soggetti locali giocano uno stucchevole scarica barile: la Prefettura richiama le leggi statali e ne rileva l’inefficacia, la Provincia mobilita la solidarietà dei cittadini sollevando sui giornali la problematica (con almeno due mesi di ritardo sulle segnalazioni ricevute), il Comune crede di cavarsela con il ritornello “non è problema nostro, noi ci occupiamo soltanto dei residenti in città”. Più semplice – finché dura – l’intervento del privato sociale, che riesce per lo meno a gestire un minimo di emergenza, in attesa del “vertice” convocato dal Prefetto per il prossimo lunedì (appena?!? e intanto? Dio non voglia, se ci fosse un incidente nel fiume gelido o se si riscontrasse qualche avvelenamento da acqua inquinata?).
A livello europeo, la confusione su Frontex 2 in rapporto a Mare Nostrum dimostra non soltanto l’inefficienza, ma anche il disinteresse in materia. Quando invece il fenomeno migratorio richiederebbe la costituzione di tavoli di lavoro permanenti, di persone all’altezza di un compito immane, di istituzioni capaci di produrre piani strategici di enorme portata e di alta qualità.
Altrimenti, senza affrontare adeguatamente il tema, prevalgono i pareri opposti dei razzisti e dei cosiddetti buonisti: sparare a vista sui mari o accogliere tutti e sempre, senza alcun criterio di discernimento e di integrazione.
Per il momento, ottanta profughi hanno già messo in ginocchio il peraltro inesistente sistema di accoglienza della città di Gorizia.
ab
vedo però una differenza tra l'atteggiamento della provincia e quello del comune. mentre il presidente e l'assessore cecot sono andati nell'accampamento, e l'assessore ha portato con la sua macchina i migranti alla croce rossa,insieme al cons. traini, il sindaco, come al solito ignaro della situazione anche se ne era stato avvertito per tempo, come oggi sostiene il cons. comunale Gentile, dice che lui non può fare nulla per decisioni che spettano al ministero, all'europa, al signore iddio che non ferma gli sbarchi. Insomma le istituzioni comunali sono impotenti da mesi, anche se erano state allertate. Non è grave un simile atteggiamento?
sindaco cattivo, gherghetta buono, destra cattiva, noi buoni e avanti così….
buoni e cattivi? qui si parla di responsabilità politiche.
l'unica cosa sensata che un continete in enorme crisi economica dovrebbe fare è chiudere immediatamente le frontiere. Invece continuiamo con il suicidio. Altri immigrati significano altra spesa publica, e quindi altre tasse, maggior criminalità, minor qualità del lavoro, abbassamento ulteriore dei salari.
l'unica cosa sensata che un continente in enorme crisi economica dovrebbe fare è mandare fuori dalle frontiere quelli che la crisi l'hanno provocata.
Invece continuiamo a votarli, a riverirli e ci consoliamo dando addosso agli immigrati.
giusto, bisognerebbe espellere comunisti e democristiani e tornare ad una economia nazionalizzata e corporativa.