Michele Sinicco e Tommaso Montanari |
Coinvolgente e toccante l’incontro culturale tenutosi martedì al Forum, nell’ambito della serie di riunioni dedicate al Novecento inedito.
Anna Di Gianantonio e Tommaso Montanari hanno presentato un video, nel corso del quale quattro donne hanno raccontato la loro esperienza di vittime di discriminazione, in quanto slovene, nel corso dell’occupazione fascista del territorio. La loro narrazione ha ricordato gli interventi punitivi dei maestri che imponevano con la forza l’obbligo di utilizzare soltanto la lingua italiana e le coraggiose azioni compiute dalle donne nel corso della lotta di liberazione. Tutti sono rimasti colpiti dalla semplicità con la quale le intervistate hanno condiviso le loro esperienze, spesso dolorose al punto da suscitare la commozione e le lacrime, anche se da quei tempi sono trascorsi più di settant’anni.
Il giovane Michele Sinicco ha poi ricostruito la storia di Alfredo Castellan, friulano di Farra residente a Miren, fino a cinque anni fa dato per disperso in Slovenia. Attraverso una ricerca minuziosa tra le carte ritrovate in antichi armadi, Sinicco ha scoperto che il suo prozio era fuggito dall’esercito italiano per passare nelle file dell’armata di liberazione jugoslava, mosso dal desiderio di contribuire a far finire quanto prima la guerra e a ripristinare ovunque la giustizia e la libertà. Ucciso in combattimento nei pressi di Cerkno, quello che i compagni d’arme hanno ribattezzato Alfred Kastelan riposa nel cimitero di Nova Oselica.
Queste semplici storie di vita e di morte dimostrano come sloveni e italiani abbiano convissuto spesso in pace e profonda amicizia, quando hanno saputo valorizzarsi gli uni gli altri, riconoscendo e combattendo con convinzione la tremenda ingiustizia subita da chi era stato costretto dal fascismo a rinunciare alla propria lingua, alle proprie tradizioni e spesso alla propria stessa vita.
Nel corso del dibattito, sono intervenuti anche Aldo Rupel e Mirko Primožič. E’ stata sottolineata la sostanziale indisponibilità del Comune di Gorizia a rinnovare e valorizzare i segni della memoria di coloro che anche a Gorizia hanno perso la vita per la liberazione dall’oppressione nazi-fascista: nella battaglia di Gorizia, nel carcere di Via Barzellini e nelle fucilazioni avvenute sul Castello.
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