Nel corso della celebrazione proposta lo scorso sabato dall’Arcidiocesi, il vescovo Redaelli ha voluto ricordare tutte le vittime della prima guerra mondiale. Sono stati citati i civili e i soldati, quelli schierati su un fronte e quelli sull’altro, chi ha ricevuto la medaglia di eroe e chi è stato accusato di diserzione, chi è partito convinto di servire la rispettiva patria e chi è stato falciato nella trincea “senza sapere un perché”. Ricordare in questo modo la morte, accomunando gli uccisi di ogni parte e sottolineando l’assurdità della guerra, significa ribadire un giudizio di addolorata condanna di ogni catastrofe bellica, da quella che Benedetto XV definì “orrenda carneficina” e “inutile strage” alla “follia” di cui ha parlato recentemente Francesco a Redipuglia. Con pieno rispetto e stima nei confronti delle innumerevoli manifestazioni che si svolgono ovunque per ricordare i cento anni dall’inizio del conflitto, è giusto notare come l’Arcivescovo indichi l’incondizionato orrore per la violenza e la pietas per tutti i defunti quali premessa indispensabile a ogni adeguata “memoria”. Un insegnamento da accogliere!
In merito, Invito tutti ad andare a vedere ilbellssimo film di Olmi sulla prima guerra, intitolato TORNERANNO I PRATI.vito dalò