La cosiddetta “emergenza profughi” a Gorizia sembra essere per il momento rientrata. Nella sala grande del capannone di via Trieste restano solo i giacigli di un centinaio di persone trasferite nei “centri” della Lombardia, nelle stanze sovrastanti rimangono – in condizioni decisamente più umane – “soltanto” 19 richiedenti asilo, la maggior parte dei quali provenienti dall’Afghanistan. Non si capisce come il sindaco di Gorizia possa attribuirsi il merito o accusare chi comunque si è dato da fare; se fosse stato per lui, ben più di cento esseri umani sarebbero stati per oltre due mesi sulle sponde dell’Isonzo, affrontando con estremo rischio i disagi dell’inquinamento, del clima e delle piene del fiume. L’auspicio è che il trasferimento fuori dal Friuli Venezia Giulia porti giovamento agli immigrati, ma anche che la situazione maggiormente sotto controllo possa convincere gli operatori locali della necessità di passare dall'”emergenza” alla progettualità. Chi ripete che “Gorizia non deve essere la città dei profughi” (amara ironia della sorte, per una città che si è sempre distinta proprio per l’accoglienza di persone fuggite dalla propria terra per timore di persecuzioni o rappresaglie) deve adoperarsi nella ricerca di soluzioni alternative, senza continuare a gettare benzina sul fuoco di un razzismo costruito ad arte. Chi invece è convinto che Gorizia possa e debba segnalarsi come la “città dell’accoglienza”, ha ora il tempo di costruire programmi e progetti sostenibili. Il lavoro non manca, nella speranza di non considerare più “emergenza” una situazione provocata dai conflitti planetari che hanno insanguinato il mondo negli ultimi vent’anni.
ab
La soluzione già esiste, si chiamano centri di accoglienza e sono strutture progettate apposta per accogliere moltitudine di persone. Però una parte dell'opinione pubblica li vuole chiudere perché inumano. La stessa opinione pubblica che plaude ad una soluzione fuori da ogni regola e legge, come quello di stipare centinaio di esseri umani in un capannone adatto a ben altre funzioni.