Nel mezzo delle “celebrazioni” del primo conflitto mondiale muore Francesco Rosi, autore di una delle più celebri condanne dell’insensatezza di ogni guerra.
Con un realismo modellato dalla testimonianza diretta offerta da Emilio Lussu in “Un anno sull’altipiano”, il regista ha presentato in “Uomini contro” le dimensioni diabolica e nel contempo umana della battaglia di trincea. Da una parte emergono la paura, la solidarietà, la compassione anche nei confronti dei “nemici”, dall’altra la violenza estrema, l’ottusità di comandi omicidi, l’imposizione di un’obbedienza finalizzata soltanto a generare morte.
Francesco Rosi, in una carriera durata quasi cinquant’anni, ha percorso attraverso i suoi film il pensiero e gli eventi più importanti dell’Italia della seconda metà del Novecento. Rappresentando e rielaborando artisticamente le opere di grandi autori come Sartre, Sciascia, Levi, Garcia Marquez e molti altri, ha voluto fornire una chiave sempre originale e impegnativa per comprendere gli eventi nel profondo, al di là di ciò che immediatamente si vede. Un’azione questa, la capacità di interpretare ciò che è al di là dell’apparente, della quale si sente particolarmente la necessità e la nostalgia. Un pensiero colmo di gratitudine a Francesco Rosi e al suo grande impegno artistico e civile,
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…e regista anche di “Le mani sulla città”, un film che è una lezione di politica urbanistica.
Il film racconta come il piano urbanistico sia il risultato di scelte politiche fatte per fare in modo che la città non sia una macchina per l'accumulo di ricchezze private di pochi, ma la casa di una società di uomini, donne, bambini.
Il protagonista è un consigliere comunale che si oppone all’intreccio tra chi vuol fare affari e gli amministratori pubblici sempre servizievoli verso i poteri economici forti.
Il film dei primi anni sessanta è una lezione di politica anche per oggi. Visto anche come è ridotta Gorizia.
Lo proiettiamo al forum?
PS