A quanto sembra, se non interverranno soluzioni all’ultimo minuto, una quarantina di persone richiedenti asilo da domani saranno di nuovo “in strada”. Termina infatti la disponibilità delle parrocchie che avevano dato una provvisoria ospitalità e presumibilmente i parchi cittadini – ordinanza o non ordinanza – torneranno ad essere albergo per chi attende, da mesi!!!, l’udienza definitiva presso la Commissione territoriale.
Alcuni dati sono difficili da discutere:
– i richiedenti asilo arrivano a Gorizia per l’ovvia ragione che Gorizia è la sede della Commissione, per il momento ancora l’unica sede del Triveneto.
– rimangono a Gorizia per lungo tempo non per loro volontà, ma per i tempi lunghissimi richiesti per l’accertamento del loro status, dovuti anche alla congestione degli uffici romani.
– continuano ad arrivare trovando di fatto un vicolo cieco che si è ormai riempito oltre il verosimile e le esigenze elementari di molti di loro (per dirla evangelicamente dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, offrire un tetto a chi ne è sprovvisto) sono state accolte dalla Caritas, dai gestori della mensa dei Cappuccini e da un gruppo eterogeneo di volontari, non obbligati da nessuno e meno che meno sostenuti da nessuna istituzione. Senza questo appoggio volontario, decine di persone avrebbero continuato a dormire all’addiaccio, senza vestiti pesanti, senza mangiare, senza dormire, sballottati qua e là da un’ordinanza comunale senza capo ne coda.
A questo punto, dopo mesi di promesse e proclami, la situazione sembra la stessa di settembre, con l’aggravante dell’arrivo, nel frattempo, di altre decine di persone. Dove dovrebbero andare, terminati i tempi dei precari alloggi di fortuna?
E’ quindi iper-urgente:
– accelerare in tutti i modi i tempi del controllo (in altri Paesi non ci vogliono sei mesi per gli accertamenti sufficienti a stabilire almeno il diritto di presentare la richiesta!), in modo da consentire un rapido turn over nelle strutture convenzionate.
– garantire a tutti i richiedenti vitto e alloggio in strutture protette dal gelo e gestite da personale professionale e competente che sostituisca quanto prima possibile l’opera encomiabile dei volontari che attualmente forniscono decine e decine di pasti serali e si prodigano nella ricerca spasmodica di alloggi provvisori.
– garantire a tutti immediato accesso a controlli e cure sanitarie, per la sicurezza degli interessati, ma anche di tutti gli altri i cittadini.
Difficilmente questi punti possono essere messi in discussione. Anche i numerosi frequentatori di questo blog che dissentono dalle politiche d’accoglienza non possono che riconoscere questa situazione oggettiva. Se devono contrastare qualcosa o qualcuno si rivolgano in altre sedi, quelle dove potrebbero essere modificate la Convenzione di Ginevra o la Costituzione Italiana. Là si potrà accendere un’ampia discussione sul tema, ma qui e ora, a Gorizia, la questione è un’altra ed è urgente: come garantire a chi ne ha il diritto la mera sopravvivenza? E’ compito degli organismi responsabili dello Stato o della generosità di pochi volontari, per lo più misconosciuti e vilipesi?
Mi chiedo come mai i tanto celebrati Gherghetta e Cecot non abbiano combinato un gran nulla, nno sono riusciti a smuovere nemmeno un paio di Comuni tra i 25 della Provincia, a parte Farra che però è coperta dal volontariato di Arcobaleno.
I volontari sono solamente goriziani….
Se i tempi sono lunghi, che problema c'e' a stare a Mossa, a Capriva, a San Lorenzo, a Cormons, a Moraro a Romans a Sagrado a Villesse a Grado a Dolegna a Savogna….i loro sindaci, i loro volontari dove sono?
Senza scomodare la Convenzione di Ginevra, bastava richiamare un attimo a tutti questi principi di solidarietà i tanti bucolici villaggi della Provincia…due ragazzi qua, tre laà nonera poi tanto disturbo…
E poi in campagna c'e' da fare…qualche giardino dove rastrellare le foglie, una pitturata a qualche ringhiera, una macchina da lavare…questi ragazzi spesso si danno da fare così, ai loro paesi è molto comune e nno c'e' nulla di male…
Forniamo loro anche un jslaxhnikov cosi li agevoliamo nei loro scopi
Gorizia e il suo territorio non sono in grado di trovare spazi collettivi per tutti questi uomini soli, ma magari altre zone d Italia sono più attrezzate. Bisogna anche fare i conti conquesti limiti logistici oggettivi. Allora perchè non proporre uno scambio? In Puglia per esempio sono molto più attrezzati ed ora stanno ospitando famiglie con donne e bambini. Perchè non agevolare allora qui l accoglienza di questi nuclei familiari?
io credo che così la disponibilità del territorio sarebbe molto più pronta…
Non ci sono spazi collettivi a Gorizia?
Ma guarda che la città è mezza vuota e ci sono centinaia di edifici pubblici abbandonati.
Giusto! Gli uomini afgani li mettiamo noi, donne e bambini possono venire qui dalla puglia!
Sì intende spazi adatti e pronti all accoglienza abitativa, ovvio, con servizi docce lavanderia mense…
Ma perché il vecchio ospedale non ha i servizi?
Le caserme non hanno i servizi?
Le scuole chiuse non hanno i servizi?
Le tante case popolari vuote non hanno servizi?
E quando si fa una sagra o un cantiere di lavoro non ci sono i servizi prefabbricati tutti belli pronti in 24 ore sul posto?
Il fatto è che se non si vuole non si vuole!
ma sono in disuso. E il riadattamento ha costi e tempi. Sanificazione, deratizzazione, messa in sicurezza…che se un profugo si scheggia un' unghia, parte un fascicolo per omicidio…E questo certamente va ad aggiungersi al non si vuole.
Sì sì d'accordo è una questione di unghia e non di una città e di una comunità che sono ormai in disuso
A me sembra che la comunità in disuso non sia a Gorizia, dove i volontari sis stanno attivando oltre l immaginabile. La steppa deserta si trova negli ameni villaggi di collina, nelle località di vileggiatura, nei paesi che ospitano grandi e nuovi centri commerciali.
Dobbiamo però dirci la verità: i volontari non sono la comunità di Gorizia.
La Gorizia che ha votato Romoli e quella che si ritroverà lunedì sera in Comune – dopo avere allegramente fatto le vacanze di natale da un'altra parte – rappresenta il “grosso” della città, rappresenta più o meno la comunità di Gorizia.
Una comunità in disuso perché ha lasciato centinaia di profughi girare per mesi in città senza controllo. Perché crede che negli edifici di una Gorizia mezza vuota qualcuno possa farsi male ad un'unghia. In disuso perché ha lasciato soli i volontari.
E io in questa comunità non ho nessuna speranza.
Spero invece nasca dai volontari la scintilla di un cambiamento per la città.
Ma se davvero vorranno trasformare Gorizia, devono sapere che ciò richiede un lavoro di lunga lena e da soli non avranno la forza di imporre nulla.
Perché è la comunità stessa che deve essere rifondata.
PS
Penso che il lavoro dei volontari vada tuttavia valorizzato dando loro visibilità ed eco nazionale, se necessario. Proprio per far affondare più palesemente l inerzia e l inettitudine istituzionale (peraltro di ogni colore).
Sono molto d'accordo con PS. Quello che manca è la comunità complessiva. Noi forse siamo un gruppo di minoranza, ma io sono convinta che molti desidererebbero essere meno paraculi di quello che sono, credo che la disponibilità, la generosità, la voglia di essere meno stupidi sia contagiosa. C'è è un grande desiderio sociale di buona novella nel senso laico del termine.