Partiti da Gradisca all’alba, circa cinquanta viandanti hanno raggiunto lo scorso sabato la cima del monte Sabotino. In una giornata splendida hanno potuto contemplare dall’alto lo stupendo scenario, da una parte le Giulie, dall’altra il Carso, la pianura friulana e il mare. C’è stato il tempo per un momento di spiritualità, nel ricordo dei monaci che hanno abitato per secoli quelle che ora sono soltanto i ruderi dell’antico eremo di San Valentino. E c’è stato il tempo anche per visitare i “segni” della prima guerra mondiale: i ricoveri per gli ufficiali e per i soldati, le funicolari di parte austriaco e parte italiana, il piccolo ma assai interessante museo allestito nel rifugio sloveno presso la vetta. Accompagnati da un’ottima guida, Borut di Gonjače, profondo conoscitore della natura e della storia, i partecipanti hanno avuto la possibilità di immergersi nella “follia” di una guerra che ha provocato qui decine di migliaia di morti. Una pagina “nera” del Novecento goriziano, in uno dei luoghi più belli e luminosi dell’intero territorio.
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