E’ sabato e Vito Dalò ci accompagna di nuovo oggi nel paese di Rosa, il Paraguay.
Per motivi vari di ci cui vi racconterò in altro momento, decisi di partire per il paese di Rosa, il Paraguay. Uno dei luoghi più interessante di ogni nazione, di ogni città, di ogni luogo, sono i cimiteri. I cimiteri, spesso, sono la mappa tridimensionale della storia di quel posto. Nei cimiteri si incontrano personaggi d’ogni tipo e spesso le frasi sulle lapidi incuriosiscono. Uno dei nomi che mi appuntai al “Cementeiro de la Recoleta” della capitale Assuncion, è stato quello di ELIZA ALICIA LYNCH. Lei scavò la tomba con le unghie. I soldati vincitori, meravigliati, la lasciarono fare. Mentre scavava, la sua capigliatura rossa si confondeva con il colore della terra e la polvere che alzava non permetteva di capire dove finivano i capelli e iniziava la terra. Accanto a lei giaceva SOLANO LOPEZ, di cui racconterò in altro momento e del quale ho visitato anche il busto nella capitale. Lei, privata di Solano, non lo piangeva, non lo guardava, solo gli gettava terra addosso. Manate inutili nel tentativo di seppellirlo nella terra che era stata la sua terra. Cinque anni era durata la sua guerra, era stato assassinato nell’unico Paese latinoamericano che aveva rifiutato l’obbedienza ai banchieri e ai mercati. E mentre Elisa continuava a coprire di terra paraguanense il corpo di quello che era stato il suo uomo, il tramonto si avventava su di loro in quel maledetto giorno del 1870. E con il calar del sole moriva un paese che chiedeva d’essere libero. Dalle fronde del Cerro Corà, stormi di uccelli volando su di loro dicevano addio a un corpo, a un’idea, a una speranza. Elisa Lynch se ne andò poi a Parigi, dove morì. Cento anni dopo il suo corpo venne riesumato e riportato ad Assuncion, nel cimitero della storia, con il grado di EROINA NAZIONALE.
Rispondi