Il 25 aprile è una data, ma soprattutto è un simbolo: l’Italia celebra la liberazione dal fascismo e dal nazismo e con essa la fine della seconda guerra mondiale e degli orrori che di tali ideologie sono stati frutto. Dal 1945 sono passati 70 anni ed è interessante notare che mai come ora l’interesse per questa ricorrenza sembra essere appannato. Certo, oggi ci saranno molte cerimonie, saranno opportunamente ricordati coloro che hanno perso la vita per costruire la pace e la democrazia; ci sarà qualche trasmissione televisiva e qualcuno solleverà antiche ricorrenti polemiche. Ma è niente, soprattutto in questo periodo in cui si fa memoria dei 100 anni trascorsi dalla prima guerra mondiale, “coperti” da un impegno editoriale e da un fiume di iniziative spesso ai confini tra rievocazione storica e curiosità folkloristica.
Il 25 aprile è una festa che ancora riesce a inquietare, a dividere gli animi, a suscitare distinguo e prese di posizione opposte: ciò dimostra che l’Italia – e in particolare la zona del suo confine orientale – non ha ancora avuto il coraggio di fare i conti con la storia del periodo fascista, con le deportazioni dalla Slovenia e i propri campi di concentramento, con le conseguenze terribili delle leggi razziste, con le azioni di guerra portate avanti dalla repubblica di Salò… Ma evidenzia la difficoltà di fare i conti con il presente, se la celebrazione della libertà e della riacquistata dignità della persona avviene quando migliaia di esseri umani muoiono nel Mediterraneo mentre cercano di approdare in quella che essi sperano essere la terra dove ricostruire una vita provata dalla guerra e dalla fame. E accade quando in una città come Gorizia decine di richiedenti asilo, esplicitamente tutelati dalla Costituzione nata dalla Resistenza, sono costretti a dormire all’aperto, nei parchi e nelle piazze davanti alle chiese, perché “non c’è posto per loro negli ostelli”.
Buon 25 aprile a tutti, dunque, con l’auspicio che “se ne parli” tanto e che al di là dei riti doverosi si faccia di tutto perché gli effetti di quel giorno di 70 anni fa si dilatino veramente a tutti, soprattutto a coloro che non conoscono la pace, la giustizia e l’autentica libertà.
Tra 10 anni massimo ci sarà il sorpasso. Più gente che non festeggia questo infausto giorno, simbolo del tradimento e del disonore, della viltà e delle bugie. Onore a chi non ha tradito! Per qualcuno l'onore è ancora un valore.
Il sorpasso de che? Onore a chi? Onore a chi ci ha portati all'alleanza con Hitler, alla disfatta della guerra, alla dittatura? Voi non avete nessun onore, non l'avete avuto quando come pecore avete seguito il duce, non l'avete avuto quando nel dopoguerra da fascisti vi siete riciclati, non l'avete ora che contate come il due di picche. Al massimo potete sorpassare il trattore che va a 20 all'ora.