Interessante il dibattito di questi giorni sulle relazioni tra Gorizia e Nova Gorica. Da una parte l’assessore regionale Torrenti, in visita al Kulturni Dom di Gorizia, osa rilevare la carenza di rapporti tra le due città confinanti, dall’altra una pioggia di contestazioni e distinguo finalizzate a sostenere che l’attuale è una stagione straordinaria di amicizia e collaborazione.
Nella stessa pagina del quotidiano locale dove il sindaco Romoli rileva l’importanza del GECT e la sua unicità in Europa (“solo qui esiste un Gruppo europeo di collaborazione territoriale sottoscritto fra Comuni”) è scritto che “sarà molto più difficile esporre la mostra del Novecento a Nova Gorica di quanto non sia stato portarla in Senato a Roma”. Già questa constatazione getta molta acqua sul fuoco dell’entusiasmo romoliano.
Se poi si cammina per Nova Gorica – ma anche per Gorizia – e si chiede che cosa ogni passante conosce dell'”altra parte” della città, ci si accorge facilmente che ordinariamente nessuno degli interpellati conosce quasi nulla: forse la via Rastello e la piazza Grande da una parte, non più di Qlandia o di qualche gostilna dall’altra. Senza contare che è già difficile porre la domanda, dal momento che praticamente quasi nessun italiano conosce la lingua slovena e ormai sempre meno sloveni di Nova Gorica conoscono la lingua italiana.
Un ruolo importante, decisivo è svolto dalla comunità slovena in Gorizia, in particolare dai centri culturali come lo stesso Kulturni dom, luoghi di promozione della cultura, ma anche di incontro tra le tante componenti della vita cittadina: ci si augura che le parole dell’assessore regionale preludano a un sostegno sempre più convinto da parte delle istituzioni alle iniziative e proposte di quei cittadini che grazie alla loro storia e identità possono svolgere un fondamentale ruolo di “ponte” fra le diverse “sponde” dell’Isonzo e del Corno.
Ha ragione Torrenti che giustamente non ha denigrato l’esistente o chiesto quali risultati concreti abbia finora ottenuto il Gect, ma ha rilevato la necessità che i cittadini si sentano parte di un unico agglomerato urbano, unito nella sua diversità. E da questo punto di vista, c’è molto da rimboccarsi le maniche perché l’impressione è che dai tempi dell’indimenticabile abbattimento della rete sul confine della Transalpina dei passi siano stati effettivamente fatti. Sì, ma indietro, purtroppo.
D accordi simo. Sarebbe ora che le centinaia o migliaia di falsi Profughi afgani e pakistani cominciasse ad essere condivisi dalla Slovenia, in questo modo le due aree di confine darebbero prova di essere veramente un tutt'uno. Si faccia sto ponte per Kabul!
Sempre le solite palle sui profughi. Malati di mente, nevrotici ossessivi, scoppiati di tutti i tipi, soprattutto monomaniacali senza pietà e con il pelo sullo stomaco rompono di continuo. Io continuo a sostenere il valore della mancanza di democrazia. Per me simili figuri, che dicono sempre le stesse idiozie, andrebbero censurati, senza se e senza ma. Vogliono il fascio? Diamoglielo!!!
Mi sembra che invece sia stata sollevata una questione non da poco. Censurare chi offre delle tematiche impegnative è quindi la soluzione che lei propone. Insomma, meglio non sapere, non vedere, non parlare.
La Slovenia ora è mantenuta dal Qatar, che tanto per cominciare sta costruendo una moschea a Lubiana. Significa che il Paese ha scelto la direzione dei suoi passi.
Tematiche impegnative??????Censura senza se e senza ma
Beati loro
Comunque non è vero, la collaborazione tra le due città ultimamente è molto più intensa rispetto al passato. Non passi indietro, ma decisamente in avanti.