E’ stato proiettato nella Tenda maggiore di E’ Storia il film documentario di Cristian Natoli, Figli di Maria. Maria è Bergamas e i suoi figli son i soldati ignoti, uno dei quali è stato scelto proprio da lei per essere sepolto nell'”altare della patria”, dopo un viaggio trionfale da Aquileia a Roma, con un treno a passo d’uomo, tra due ali di folla enormi.
Il film, accompagnato da un’ottima colonna sonora, si articola in tre registri complementari, che generano la sensazione di un tragico e a volte poetico intreccio tra le vicende individuali e quelle generali. Il primo è una sorta di ritornello, intervallo tra un’intervista e uno spezzone d’epoca: si tratta del filmato originale del treno a vapore che trasporta la bara del milite ignoto, un interminabile funerale attraverso le stazioni ferroviarie di mezza Italia dove allo sferragliare cupo sulle rotaie corrisponde l’inchino di un popolo affranto. Il secondo è la narrazione delle esperienze personali di alcuni soldati, raccontati dai loro nipoti e pronipoti, scelti anche per la loro competenza scientifica e la capacità di coniugare passato e presente: noti studiosi e personaggi goriziani hanno raccontato la Gorizia prima durante e dopo la prima guerra attraverso la lente d’ingrandimento dei ricordi trasmessi dai loro nonni; la pronipote di Maria Bergamas ha riportato la memoria della nonna e della madre intorno ad Antonio, morto sul Monte Cimone nel 1916, leggendone anche l’ultima lettera; il nipote di Hemingway ha raccontato la guerra personale dello scrittore di “Addio alle armi”. L’ultimo registro è quello dei filmati d’epoca, documenti eccezionali prodotti in un tempo nel quale avrebbero dovuto suscitare il desiderio di immolarsi per la patria e che ora provocano un forte sentimento di pietas per il dolore immenso provocato dalla morte assurda degli esseri umani e dalla sistematica distruzione delle loro abitazioni e dei loro simboli culturali.
Un bravo! “senza se e senza ma” è stato sentenziato da cinque minuti fitti di applausi da parte del numeroso pubblico, attento, partecipe e al termine autenticamente commosso. Un modo nuovo, interessante e intelligente, di ricordare una guerra che di “grande” ha avuto soltanto il numero degli uccisi e delle città devastate.
La guerra non è mai nè bella nè brutta ( concetti di massimo spessore, utilizzati da qs blog.)
E' la guerra. Non è nè morale ne' immorale. Non è nè giusta nè ingiusta. Non è una scienza esatta definibile con opposti bianchi o neri.
La morte in guerra non è assurda.
E' la morte in guerra.
I morti in guerra non sono solo un grande numero contabilizzabile e nient'altro, come qs blog ama sottolineare.
Perchè fa sembrare questi morti degli idioti, morti per niente, e le vittime…degli sfigati. Tutta gente che poteva far altro, dei perdigiorno insomma, degli incapaci di reagire.
La natura umana invece è così a volte è profondamente dolorosa e irrazionale,tanto che non è possibile dare giudizi banali o giudicare con troppa superficialità.
Possiamo solo prenderne atto, e meditare sulla sofferenza.
Pensiero davvero troppo stringato, quello dell'attento anonimo (chissà perché poi?) interlocutore. Non trovando nella sua riflessione alcuna argomentazione sulla natura umana che si elevi sopra la banalità di questo blog, mi permetto di allinearmi al pensiero di autorità esterne. Tipo Gesù, Gandhi, Bonhoeffer o tanti altri che ritengono la guerra immorale e compiangono coloro che in essa muoiono, anche se ritengono che siano morti pr una follia.
Nei Vangeli non è presente alcun esplicito riferimento alla guerra da parte di Gesù.
Dopodichè, è auspicabile da parte di tutti scongiurare la sofferenza e la guerra. Si può e si deve. Ma se bastasse, le guerre non si farebbero. E invece?
E invece la natura umana è quella che è, con i suoi limiti, spesso ancora sconosciuti e insondabili.
L ineluttabilità della natura umana, con tutte le sue variabili irrazionali (guerra compresa) è li' dalla notte dei tempi.
Detto questo, non andrei oltre, non sono un filosofo.
Però sei bravo.