Per un momento si possono lasciare in secondo piano i problemi glocali e si è invitati a gettare uno sguardo in alto, molto in alto e molto lontano, circa cinque miliardi di chilometri più in là, da dove stanno arrivando le immagini del pianeta nano Plutone. Si vedono le montagne di ghiaccio, la superficie con strane macchie a forma di cuore, i canyon che incidono il satellite Caronte.
La sonda New Horizons, dopo quasi dieci anni di viaggio e dopo aver sfiorato Marte, Giove e numerosi altri più piccoli corpi celesti del sistema solare, trasmette fotografie che raggiungono la Terra in quattro ore di viaggio alla velocità della luce. Si resta sbalorditi nel contemplare un oggetto così immensamente distante, ma anche nell’immaginare la potenza dell’umana intelligenza, capace di far giungere nell’oscurità degli spazi cosmici una propria opera capace di interloquire con noi. Nella sonda c’è anche un pugno di ceneri, quelle di Clyde Tombaugh, colui che nel 1930 rese a tutti nota l’esistenza del piccolo pianeta: un collegamento tra chi ha effettuato la straordinaria scoperta attraverso le misurazioni cosmiche e chi ha ideato e costruito un formidabile marchingegno, fantascienza divenuta realtà.
E’ banale ma vero: quanta pace e benessere per tutti ci potrebbero essere sulla Terra se per amministrarla l’essere umano utilizzasse sempre anche una piccola percentuale di quell’intelligenza che gli ha consentito di raggiungere mete così incredibilmente lontane e affascinanti!
ab
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