foto Leskovšek |
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Foto Matej Leskovšek |
www.siol.net è il secondo portale multimediale della Slovenia. Il bravo fotografo Matej Leskovšek e il giornalista Srdjan Cvjetovic hanno realizzato un ampio e assai interessante reportage sulla situazione dei richiedenti asilo accampati sull’Isonzo fino a ieri.
Essi hanno offerto al pubblico sloveno un’ampia documentazione relativa alla realtà dei richiedenti asilo a Gorizia, hanno comunicato efficacemente la precarietà della loro condizione, le loro speranze più profonde, le paure, la complessa storia e i grandi pericoli che hanno caratterizzato la lunga marcia fino alle sponde di un fiume bello ma pericoloso. Hanno spiegato perché fuggono, alcuni costretti da tremende tragedie familiari, altri per il loro rifiuto di imbracciare le armi e uccidere i propri simili (“o vieni con noi o sei morto!”, così racconta con gli occhi lucidi un giovane afghano…). Hanno svelato l’animo delle persone, invitati a condividere il cibo appena cotto e a partecipare, seduti sulle pietre, all’improvvisato pranzo.
Per chi ha avuto la fortuna di accompagnarli, è stata una vera lezione di giornalismo. Non c’è stata nessuna invasione di campo, ma un delicato inserirsi nei gruppi di profughi accampati tra le fronde, sulle rive e negli isolotti vicini: sembravano dei graditi ospiti che entravano con rispetto e discrezione nella casa di persone ancora non conosciute. Il rispettoso saluto di pace, in lingua araba, ha aperto subito i canali della conversazione, in perfetto inglese, ma anche senza disdegnare alcune parole nelle lingue locali. Il fotografo ha conversato, chiesto delicatamente la possibilità di svolgere il proprio mestiere, si è lasciato coinvolgere nei racconti e nelle attese. Un’autentica commozione si è diffusa sul volto dei giornalisti e Srdjan, un uomo che ha conosciuto il cuore delle persone avendo vissuto in Asia, in Africa, in America e in molti Paesi europei, ha voluto offrire una cassetta di bottiglie d’acqua, un regalo simbolico a chi ha fatto del fiume il luogo dove lavarsi e calmare la propria sete. Matej e Srdjan si sono fermati a lungo a conversare e a condividere il proprio tempo. E’ da questa compartecipazione piena di solidarietà e di intelligenza che nascono servizi come quelli realizzati nei giorni scorsi, una coinvolgente simbiosi tra alta professionalità e profonda umanità.
Bel post,grazie lo incollo nel mio blog!
finalmente si potrebbe conoscere qualcosa, senza le solite risse tra chi è pro e contro. Peccato che il reportage sia in lingua slovena, non accessibile a tutti. Non si potrebbe tradurre? Le foto comunque sono molto belle e sarebbe anche interessante parlare con il giornalista, per capire come si può fare un'informazione diversa, che parta da un altro approccio alla realtà, di conoscenza e non di schieramento "de panza"
Foto bellissime
Il sindaco continua a ripetere che lui non vuole gli afgani che però ci sono. Sarebbe come dire che io vorrei avere 30 anni, purtroppo non è così. La dura realtà va affrontata per quello che è. Il sindaco dice che anche gli altri comuni si devono fare carico dei ra, ma lo fa Cormons, Sagrado, S. canzian, Savogna, Staranzano. Adesso con le piogge li lasceremo al parco e aspetteremo che le malattie risolvano il problema? Una città civile non può sopportare questa situazione, bisogna trovare al più presto un luogo dove accoglierli e deve farlo il comune, non aspettando che la chiesa o i privati, che non ha mai tra l'altro ringraziato, trovino le soluzione che il comune non vuole trovare.
Non deve far lo il comune, deve farlo la Prefettura, immediato rappresentanza del governo italiano. Il Ministero dell interno deve gestire l emergenza senza delegare, utilizzando risorse demaniali come ad esempio le caserme dismesse.
I costi non devono in alcun modo sulla collettivita.
La prefettura non può fare se il comune si dimostra ostile. In giro per l'Italia quanti prefetti non sono stati appoggiati dallo stesso Ministro, quando volevano fare qualcosa e il sindaco non era d'accordo?
Benissimo, vuol dire che il sindaco fa il suo lavoro e il sistema rappresentativo democratico funziona.
Strano invece che nel sistema scolastico piu che mai legato al territorio lo stato centrale si arroghi persino la nomina dei bidelli senza cedere di un millimetro il coordinamento a sindaci o reti locali. Gli studenti non hanno diritto alla continuita didattica, ad avere docenti locali è stanziali che possono attingere al loro patrimonio di coniscenza del territorio e di sviluppo di reti locali per progetti scolastici.
Docenti trattati come militari di leva e deportati asetticamente
Come gli yugoslavi Ai tempi di Tito.
Nella scuola, insomma, nessun coinvolgimento costruttivo, ma nell emergenza immigrazione, problema di
,portata europea, dramatico, che riguarda anche temi come criminalita internazionale( scafisti, terroristi, trafficanti vari),
Problemi sanitari ecc…improvvisamente I sindaci devono risolvere I nodi.
Il sindaco del villaggio di montagna improvvisamente deve far si carico di problemi che ne l europa ne la diplomazia ne le organizzazioni internazionali inette riescono a coordinare.