E’ piuttosto fastidiosa la polemica fra Comune e Provincia riguardante la gestione degli attuali Musei Provinciali. Essa deriva dall’equivoco di porre nello stesso ambito di discussione tre problemi che sono invece diversi.
Se si analizza la questione dal punto di vista ideale, è talmente ovvio da sfiorare il lapalissiano che una struttura museale che ha a che fare con il territorio debba rimanere legata – anche come gestione – al territorio. E da questo punto di vista il Comune di Gorizia (o la futura Uti di riferimento) non può che essere capofila e coordinatore.
Se invece il problema riguarda il finanziamento dell’istituzione e della sua gestione, è chiaro che occorre fare i conti con la realtà e cercare un accordo politico con l’ente finanziatore (in questo caso la Regione), sperando di farcela o viceversa – obtorto collo – cercando un onorevole compromesso.
Se infine si parla di efficacia e competenza gestionale, non si vede perché mai una direzione regionale dovrebbe offrire maggiori garanzie rispetto al parterre locale, che ha dimostrato da lungo tempo di possedere risorse creative e persone in grado di fare ovunque la differenza.
Dunque, i Musei Provinciali restino a Gorizia, la loro gestione preferibilmente sia diretta e coordinata dal Comune di Gorizia. Nessuna barricata, se si dovesse decidere diversamente, ci si assicuri almeno una forte quota di partecipazione gestionale e soprattutto di consulenza scientifica, insieme alla possibilità di accordi costruttivi con le vicine strutture museali slovene.
E però l'osservazione di Portelli che dice che il comune non ha scongiurato la chiusura dell'istituto di musica, centenaria istituzione della città, coglie nel segno, ora il comune cerca di affibiare la sdag piena di debiti al consorzio industriale, sono cose che fanno un po' dubitare che il comune sia in grado di gestire qualcosa, a meno che non si adotti lo schema del commissariamento come a Roma con Gabrielli. Tra l'altro il tema sdag sarebbe una ghiotta occasione per il giornalismo di inchiesta.
Trovo anch'io che occorrerà fare molta attenzione a chi verrà affidata la gestione dei Musei Provinciali. Il Comune ha già dato cattive prove di sè : oltre all'Istituto di musica già fallito, c'è anche la situazione della Fondazione Coronini, che pare non navighi in buone acque e della cui gestione non si può sapere nulla. E guarda caso, il presidente pro tempore del Curatorio è proprio il sindaco di Gorizia Romoli. Senza parlare, poi, delle società partecipate……
ho dimenticato la firma. R.Forzi
Sono perfettamente d’accordo con l’autore dell’intervento (Bellavite? Anna Di Gianantonio?). La polemica sulla destinazione dei Musei Provinciale ormai ci affligge da parecchi giorni, con il suo campionario di numeri, recriminazioni e fototessere. I partecipanti non si sono accorti di cadere nel ridicolo? Anche perché, più va avanti la polemica, più i protagonisti sembrano avere le idee confuse. Tanto il Comune, quanto la Provincia di Gorizia hanno colpe molto gravi in campo culturale, e la gara a chi ne ha fatto di peggiori si presenta con esito incerto. Una gestione regionale però mi fa paura. Il torrentizio assessore Torrenti ha idee chiare (che purtroppo sembrano le stesse del ministro Franceschini): la cultura deve servire da supporto al turismo. Questo si vede benissimo dalla politica culturale della Regione, che ormai finanzia in gran parte solo teatri, eventi, sagre, manifestazioni. Come i suoi predecessori (almeno dall’infausta comparsa della Guerra all’assessorato e alla presidenza della Regione), Torrenti ha inoltre capito che i finanziamenti di sua competenza servono a gestire il consenso ed è sempre andato avanti in questa direzione, senza render conto delle sue scelte. A mio avviso la cultura ha bisogno di strutture stabili e durature, che tra l’altro sono quelle chi costano di meno: anche se la politica adesso ama moltissimo far girare i soldi e le spese. Sono molto scettico sul rapporto tra turismo estivo e iniziative culturali. Venerdì 21 era a Gorizia: la città era piena di visitatori, i ristoranti del centro con la fila di persone in attesa. E tutto questo senza eventi o manager culturali che pianificassero. Ma pioveva. Col bel tempo quelle persone sarebbero state quasi tutte sulla spiaggia. Non si può subordinare un programma culturale alla meteorologia. Invece le strutture fisse sono sempre pronte, a beneficio tanto dei residenti (penso alle scuole), quanto dei visitatori. Sono altrettanto scettico sui progetti turistici legati alla Grande Guerra. Siete sicuri che tra quattro o cinque anni avranno la medesima attrattiva? Chi ha la mia età si ricorda le grandi folle che fino agli anni Sessanta arrivavano a Redipuglia il 4 novembre. Adesso l’apparato celebrativo militare è rimasto lo stesso, ma non ci va quasi nessuno. Mentre i piccoli, suggestivi musei, come quello del Sacrario o del San Michele, affidati egualmente all’apparato militare, per il resto dell’anno rimangono chiusi, o aperti con l’orario burocratico di servizio dei sottufficiali addetti, sabato e domenica esclusi. È tanto difficile guardare dall’alto questi problemi, possibilmente senza che l’assessore di turno faccia mettere la propria foto sul giornale? Silvano Cavazza
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