Interessante è il dibattito sulla cultura a Gorizia, riproposto spesso dalle interviste pubblicate in questi ultimi mesi sul Piccolo. Anche questo blog del Forum ha ospitato a suo tempo uno scambio di opinioni su questo tema fra Silvano Cavazza e Alessio Sokol e il prossimo 15 settembre tale tema sarà al centro della tavola rotonda che aprirà la Terza serie di incontri dedicati al Novecento Inedito.
Ecco di seguito alcune (fra le mille possibili) linee di riflessione, in vista di quell’importante incontro, finalizzate ad aprire un dialogo.
1. Superare l’alternativa. A volte sembra che quando si parla di “cultura” ci si riferisca soltanto ai grandi eventi, festival, stagioni teatrali, congressi, presentazione di libri, riviste e giornali. Altre volte sembra invece che la “cultura” sia quella generata dagli studiosi, dagli scienziati e dai ricercatori. Alcuni infine sostengono che la “cultura” sia quella che ogni persona vive quotidianamente, contribuendo alla crescita di tutti attraverso l’offerta del proprio semplice punto di vista sulla vita, sulla morte, sull’amore. In realtà “cultura” è tutto questo e molto altro; se è vero che la questione del “finanziare” la cultura ha una sua rilevanza politica importante, è altrettanto vero che necessita un lavoro costante, di base, in grado di coniugare sistematicamente l’esperienza di ogni essere umano con la riflessione critica su di essa e la sua manifestazione nei cosiddetti grandi eventi. Senza una simbiosi tra le tre dimensioni, i grandi eventi si riducono a spettacoli da consumare sul momento, la ricerca scientifica è confinata al regno dei pochi addetti ai lavori e la cultura di base è rinchiusa nella sfera individuale o nelle riserve impermeabili dei piccoli gruppi.
2. Superare la solitudine. Ogni operatore culturale goriziano tende a definirsi – implicitamente o esplicitamente – l’unico in grado di comprendere e affrontare la questione. Si afferma la mancanza di luoghi in cui dibattere e confrontarsi, mentre si moltiplicano le singole piccole realtà che svolgono un lavoro interessante, ma ordinariamente accolto solo da quelli della propria cerchia. La diversità è una grande ricchezza, ma soltanto se è affermata come valore e consente l’incontro tra i differenti punti di vista sulla realtà. Altrimenti ciascuno porta avanti il proprio lavoro in modo del tutto indipendente dagli altri e le immense potenzialità e risorse umane di un territorio plurilingue e multiculturale come quello goriziano vengono impoverite dalla necessità di essere i primi firmatari dell’atto costitutivo della Gorizia/Gorica del futuro. Sono ancora pochi i contatti fra sloveni e italiani, quasi nulli quelli con le altre realtà presenti da poco o da tanto in città, è tanto tempo che personaggi rappresentativi di diversi orientamenti culturali non si siedono attorno allo stesso tavolo per individuare il futuro sostenibile della città… Anzi, spesso si ha l’impressione che ognuno tenda a mettere i bastoni fra le ruote all’altro, soprattutto quando i soggetti culturali sono particolarmente vicini e quasi affini.
3. Superare l’ansia da finanziamento. La cultura è senz’altro portatrice di ricchezza e di sviluppo, anche economico e commerciale. Alla base di un autentico rilancio del territorio, anche dal punto di vista turistico e sociale, è la rilettura della storia e degli avvenimenti del Novecento goriziano. Ed è assolutamente giusto che si rifletta sull’utilizzo dei finanziamenti pubblici in ambito culturale. Ma tale dibattito è necessario e non sufficiente. E’ indispensabile rivalutare e mettere al primo posto quella che potrebbe essere definita la cultura della quotidianità, chilometro zero per così dire. Sia essa quella di chi svolge il nobile compito dell’insegnamento che quella del negoziante che accoglie con un sorriso e offre utili indicazioni all’ospite, sia quella di chi accudisce chi soffre e trasforma anche la disabilità in occasione di riscatto sociale o quella di chi accoglie i richiedenti asilo dando ad essi la possibilità di sentirsi a casa propria… Ciò che non viene pagato è impagabile e costituisce il fondamento dell’edificio culturale che viene elevato dalla ricerca scientifica e dalla celebrazione dei grandi eventi.
prova
d'accordo con il post, qualche osservazione pratica. Quando eravamo in consiglio comunale, per anni abbiamo continuato a dire che la cultura, largamente intesa, e il turismo slow di piste ciclabili, ostelli, ecc., era un volano dell'economia. Ci ricordiamo la questione dei valichi e la possibilità di utilizzarli come piccoli musei? Il turismo scolastico? Il Novecento? Ci ricordiamo che avevamo detto che la commissione cultura poteva essere il luogo della programmazione culturale? L'atteggiamento dell'amministrazione è sempre stato "Timeo Danaos et dona ferentes" cioè qualsiasi cosa viene da sinistra è il male assoluto. Così non si è fatto quasi nulla. Adesso si parla di manager della cultura: un'ipotesi che si può discutere, ma il problema principale è che con questa amministrazione non è possibile fare, quindi ci vorrebbe un assessorato alla cultura non retto dallo stesso sindaco e una mentalità, molto, ma molto più aperta. Da notare che la gente va ai musei provinciali in castello anche senza la funicolare, un altro enorme spreco di denaro che poteva essere speso per ben altri progetti.
Mi sembra che il post di Andrea tocchi un punto davvero essenziale e imprescindibile: il lavoro di base necessario per coniugare l'esperienza di ogni essere umano con la riflessione critica e la sua manifestazione nei grandi eventi.
Se non si raggiunge questo obiettivo qualsiasi evento culturale è destinato a rimanere fine a sé stesso e ad essere consumato nello spazio di un mattino.
Ma, se così fosse, avrebbe ancora un senso?
Perché la cultura non rende migliori le persone, anzi…?
Perché siamo disposti ad "ascoltare" con lo spirito ma non siamo disposti ad "ascoltare" anche con l'anima.
In altre parole, siamo disposti ad aggiungere nozioni al nostro bagaglio ma non siamo disposti a metterci in discussione.
Oh, finalmente qualche commento non sugli immigrati!
Scusa, ma che differenza c'è fra spirito e anima? Non è meglio parlare degli immigrati?
Non sai della differenza tra spirito ed anima? e sai quale sesso hanno gli angeli? perchè se non si sanno i fondamentali non si può parlare di nulla.
Chi sa, parli.
Lo spirito è quello che ci fa comprendere le leggi della fisica, l'anima è quella che ci fa "sentire" la bellezza della natura.
Pensavo che per sapere le leggi della fisica bastasse l'intelligenza
Beh, veramente non so che sesso abbiano gli angeli e sarei curioso di avere informazioni in merito. Penso comunque che i fondamentali non siano nè lo spirito, nè l'anima nè il sesso degli angeli. Io la bellezza della natura la guardo e non mi sevono virgolette.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=123084&typeb=0&nel-tempo-dell-arte-cloaca
Un'interessante articolo che parla di arte e cultura in Italia.Dateci un'occhiata e magari dite cosa ne pensate.
Nessuna carovana ha mai raggiunto il suo miraggio ma sono i miraggi a far muovere le carovane.
I temporali dei giorni passati hanno mandato in tilt il mio computer e ho visto solo adesso l’intervento di Bellavite del 21 scorso. Avevo già letto alcuni interventi del “Piccolo” sul tema e a stento mi sono trattenuto da scrivere un’altra lettera, che comunque non avrebbero pubblicato. Non bastava Adriano Ossola (“Con la cultura si mangia”); c’è stato l’intervento di Maurizio Cattaruzza, che poi sarebbe il responsabile della redazione goriziana del giornale. Cattaruzza vuole fare di Gorizia una sorta di Disneyland, un parco a tema sulla prima Guerra Mondiale. “Dove sono i negozi di souvenir della Grande Guerra? Perché non creare un ristorante a tema?”, si chiede il giornalista. Mamma mia. Come siamo caduti in basso. Certo, i figuranti vestiti da centurioni romani davanti al Colosseo attirano i turisti, muovono l’economia, fanno girare i soldi: ma almeno non hanno bisogno di una Fondazione che li organizzi (basta la famiglia Casamonica, senza nemmeno oneri per lo Stato, il Comune, la Regione). A quando a Gorizia i turisti che fanno il selfie con i figuranti vestiti da fanti e bersaglieri? Certe idee mi sembrano una profanazione: dei morti, dei lutti, delle rovine; una banalizzazione della guerra che diventa spettacolo, non riflessione e sgomento. Scusate, ma in questo dibattito non mi ci ritrovo più. Non mi trovo d’accordo neppure con la diffidenza che, in qualche misura, Bellavite esprime verso la ricerca che egli definisce èlitaria. Secondo me non ci può essere divulgazione senza una ricerca di prima mano. Altrimenti – come fanno molti a Gorizia – si continua a ripetere in modo acritico quello che hanno detto gli altri: anche quello che è sbagliato. Definire la cultura è diventato assai difficile. Per me cultura è quello che vale la pena di essere tramandato agli altri. Il resto è intrattenimento, spettacolo, “evento”: tutte cose legittime e qualche volta utili: ma che non fanno andare avanti. Silvano Cavazza
Quello di Andrea non è un bell'inizio per il dibattito che si dovrebbe fare: definire che cos'è la cultura e come fare politica culturale è una palla senza fine e non è di questo che abbiamo bisogno. Giustamente la Anna (mi pare che sia lei) dice di partire dalle proposte già fatte, almeno per quanto riguarda la nostra area politica. Ci sono alcuni punti fermi: città della storia, città del Novecento. Alcune cose le abbiamo fatte. Si tratta di andare avanti in questa direzione: la mostra Il secolo lungo, il Novecento inedito, anche una critica a Ossola per me va fatta, èStoria è della città, non sua.
Nessuno tocca la ricerca, caro Cavazza. Non parliamo di Disneyland, che qui nessuno la farà. Ma il turismo culturale è il punto importante su cui puntare e discutere. Cosa e come fare. Proposte concrete.
Infine dico che non dobbiamo aspettare che vinca la "sinistra" per fare qualcosa. Abbiamo già visto con Brancati. Dario Stasi
Il fatto è che ciò che viene fatto a Gorizia è ben lontano dal potersi considerare cultura!
E perchè scusi? E potrebbe fare un esempio?
Cito a memoria. Non si era fatta, davanti al sindaco, la proposta di dedicare qualche domenica a parlare della storia di Gorizia? Ci sono docenti universitari in loco, in servizio o in pensione, che potrebbero parlare con rigore scientifico e capacità divulgativa. Credete che la gente non verrebbe? Allora come si spiega che alla mostra del Novecento c'erano 100 persone? Io ribadisco: manca la volontà politica di fare, e per questo si parla di fondazioni, manager, ennesimi carrozzoni, quando basterebbe un assessore alla cultura motivato e non un sindaco che ha tre deleghe!
Chissà perché bisogna sempre dire che l'approccio altrui non va bene, mentre va bene il proprio. Apprezzo Izonzo Soča e mi onoro di esserne abbastanza assiduo collaboratore, trovo interessante la proposta culturale che viene portata avanti e non mi sognerei neppure lontanamente di giudicarla "un non bel" modo di fare cultura. La questione è che come sempre ognuno ritiene di essere l'unico depositario della Verità e così non può realizzarsi un dialogo tra le diverse umili verità (con la v minuscola) che cercano di trovare una strada, confrontandosi da diversi punti di vista e cercando diversi metodi per affrontare le sfide culturali della città. E' proprio quello che contesto nel post, l'incapacità di valorizzarsi a vicenda prima di criticarsi "a prescindere" e la pretesa di essere quelli che hanno capito tutto (a differenza degli altri che invece non sono capaci di iniziare i dibattiti in modo corretto)… Così si è inevitabilmente condannati alla solitudine e le mille potenzialità presenti sul territorio si elidono a vicenda, soprattutto quando procedono dagli stessi o da molto affini fondamenti ideologici e metodologici.
D'accordo al 100%. Il male di Gorizia è il fatto che mettersi insieme con pari dignità e con pari valore non esiste nella cultura cittadina. Ci si denigra, non si partecipa l'uno alle cose dell'altro, si è convinti di avere sempre ragione. Questo atteggiamento non è sbagliato moralmente, ma politicamente e culturalmente:inibisce il dialogo, lo scambio di opinioni, la crescita di ciascuno di noi e non ci fa andare da nessuna parte.
Allora vede che è indispensabile stabilire innanzi tutto cosa si intende per cultura?
E un po' di apertura mentale…che non guasta mai…
Apertura mentale a Gorizia? E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago…
Bene, potevo dire "non condivido", invece che sbottare con quel mio incipit, un po' irrispettoso. Ma sincero e non offensivo. Si dialoga anche così, no?
Comunque non sono depositario di nessuna verità e cerco di confrontarmi con gli altri e soprattutto con gli amici (almeno un paio di volte abbiamo avuto con Andrea animate discussioni sulla gestione di Isonzo Soca, se ben si ricorda).
Se partiamo da Gorizia città della storia e città del Novecento, e questo dovrebbe essere il punto di partenza acquisito, dentro ci stanno le diverse lingue, le letterature, l'arte, le tradizioni, ecc.
Da anni proponiamo commissioni culturali del comune, stati generali della cultura, un patto per Gorizia, dialogo reale con Nova Gorica e con il Goriski Muzej, museo del Novecento con tabelloni, ecc., utilizzazione in senso museale della galleria Bombi, valorizzazione dei valichi di confine e così via. Dico un'altra: dovremmo mobilitarci per pretendere divieto assoluto di parcheggio in piazza Transalpina, da entrambe le parti: è intollerabile questo disinteresse diffuso.
Le conferenze sulla storia di Gorizia. Prendiamo noi l'iniziativa, Isonzo Soca e Forum, possiamo chiedere l'adesione anche all'associazione Isonzo, a èStoria e altri e poi proponiamo al sindaco l'uso gratuito del teatro Verdi (e se vuole, dare anche un contributo). Per ora basta. Dario Stasi
No, un po' di garbo non guasterebbe.
Specialmente quando i contenuti sono così modesti.
E comunque sarebbe ora di smetterla di guardarsi l'ombelico.
criptocommenti senza senso.