Il Blog del Forum Gorizia
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Mi dispiace che Dario Stasi, di cui ho stima e rispetto, sia rimasto male per il mio intervento e difatti gli ho chiesto subito scusa, in privato, sperando che la cosa si chiudesse lì. Martedì scorso ho inteso rispondere alle critiche di Covaz sui “professori” che non sanno divulgare; il discorso di Stasi sulla battaglia del 394 mi andava a pennello come esempio, mi perdoni la categoria, di divulgazione “giornalistica”. Che secondo me non è divulgazione. A mio avviso, quando si vuole divulgare un argomento storico bisogna conoscere a fondo la materia e lo stato attuale della ricerca, e non limitarsi a ripetere formule vecchie, a volte superate se non errate. Per questo la divulgazione è molto difficile. Com’è difficile la ricerca storica, che richiede tempo, fatiche, viaggi, solitudine, spese, in genere senza offrire molte soddisfazioni. Ormai sono prossimo ai settant’anni: ma non sono diventato saggio. So benissimo che la gente comune, in campo storico, ama poco le novità: gli stessi appassionati (categoria meritoria, alla quale va tutta la mia considerazione) molte volte si accontentano di quello che sanno già, sentendosi rassicurati quando leggono o ascoltano cose vecchie, rispettose della tradizione e di autori consolidati. Nella mia carriera d’insegnante, fin dall’inizio, ho combattuto contro i manuali, contro le conoscenze confezionale e risolte, gli slogan, le formule. Ho perso su tutta la linea: addirittura al vecchio manuale, che almeno aveva un autore, si è sostituita come fonte immediata e autorevole di conoscenze l’anonima Wikipedia. Stasi ha detto, nella sua replica di martedì, che nonostante le critiche di “professori” e “sacerdoti”, va avanti così. Anch’io proseguo sulla mia linea: spero senza usare linguaggi insultanti, ma con intatta convinzione e assoluta determinazione. Silvano Cavazza
Anch'io sono rimasta infastidita dal tono altezzoso dei due ex docenti universitari; frustrati forse per non aver raggiunto l'apice della carriera universitaria. Ho trovato insopportabile l'atteggiamento altezzoso di entrambi, come se nessun' altra persona avesse il diritto di fare ricerca storica, senza il permesso di uno di loro.
Possibile che qualsiasi cosa venga fatta, debba lasciare poi la coda di scuse, contro scuse, accuse, che ovviamente porteranno ad ulteriori paralisi ed esclusioni? Ma non ci conosciamo da 30 anni? Non abbiamo, al di là dell'episodio,che pare risolto con le scuse, una stima reciproca che ci possa consentire di fare qualcosa assieme in nome di un bene comune che è la sopravvivenza di questa città? Mi pare troppo spesso che si voglia marcare sempre e comunque il proprio territorio: universitari che ammoniscono i giornalisti che rimproverano gli storici che redarguiscono gli insegnanti. Ma non è tempo di vivere e fare le cose con un po' più di leggerezza e determinazione' adg
Il guaio, sempre quello, è che ognuno vuol fare il primo della classe!
Bisogna capire però che la classe non ci sarà più se continuiamo in questo modo